Dalla serie TV Mr. Robot al
ruolo più difficile della sua carriera, quello di Freddie Mercury nel film Bohemian Rhapsody.
Rami Malek sta definendo la propria carriera, ma non senza angoscia e molto
nervosismo. Non sapeva se avrebbe ottenuto la parte nel biopic prodotto
dai Queen, ma la desiderava così tanto da aver trascorso gli ultimi due anni a
cercare di immergersi nel personaggio di Freddie, cercando di assorbirne
l'essenza.
Nato da una coppia di immigrati egiziani nel 1981, Malek ha studiato teatro all'università di Evansville, nell'Indiana, e in seguito ha lavorato nelle cucine dei ristoranti. La sua bevanda preferita è la birra in lattina con tequila.
Nato da una coppia di immigrati egiziani nel 1981, Malek ha studiato teatro all'università di Evansville, nell'Indiana, e in seguito ha lavorato nelle cucine dei ristoranti. La sua bevanda preferita è la birra in lattina con tequila.
Come ti sei preparato a
interpretare Freddie Mercury?
Avrei difficoltà oggi a trovare
qualcosa su Freddie Mercury che non ho ancora visto. Ma nche adesso che il
film è finito, sono così innamorato di lui che mi ritrovo ancora a cercare
qualcosa di più da vedere. Ero abbastanza sicuro di ottenere la parte
quando mi è stata proposta, ma finché non ho sottoscritto il contratto non sono
stato veramente tranquillo. Ma pensavo che, se fosse successo, sarebbe
stato meglio essere preparato. Ho anche fatto fare una protesi per i
denti, perché Freddie li aveva sporgenti, e ogni sera mi esercitavo senza
nemmeno sapere se il ruolo sarebbe stato mio. E quando ho avuto una pausa
dalle riprese di Mr. Robot, Sono volato a
Londra e sono andato agli Abbey Road Studio. Ho fatto tutto a mie spese,
sperando che ne valesse la pena. Ho assunto un istruttore che mi potesse
insegnare i movimenti giusti. Come ho detto, sono volato a Londra ogni
volta che ho avuto una pausa dalle riprese della serie; ho lavorato contemporaneamente
su due fronti. È stata un'esperienza scoraggiante, ma penso che ne sia
valsa la pena.
In che
modo ti sei relazionato a livello umano con Freddie?
Penso allo stesso modo in cui così
tante persone possano identificarsi con lui. C'è un momento nel film in
cui viene chiesto agli altri membri del gruppo cos'è che distingue i Queen da
tutti gli altri. Ma la band non riesce a trovare una risposta. Allora
interviene Freddie interviene e dice: "Siamo tutti dei disadattati che
cantano ad altri disadattati, quelli in fondo alla stanza, gli emarginati che
sentono di non appartenere a nessuno, mentre noi apparteniamo a loro". E’
questo che mi ha consentito di connettermi a Freddie. A volte mi sono
sentito un emarginato, ed ecco Freddie, un giovane nato a Zanzibar, spedito in
giovane età a Bombay per andare in collegio, e al suo ritorno a Zanzibar scopre
che il paese è finito in questa rivoluzione ed è costretto a fuggire a Londra,
in cerca di asilo. Quindi posso capirlo: la mia famiglia è venuta
negli Stati Uniti dall'Egitto cercando una vita migliore sentendosi diversa, parlando
una lingua diversa e con un nome strano per il quale ti prendono in giro. Posso
anche identificarmi con il fatto che stare sul palco o di fronte a una
telecamera mi riempie di una certa sicurezza che forse non ho avuto nella mia
vita privata. Sento di poter interagire con altre persone in modi che, si
spera, aumentino la consapevolezza di chi siamo e di chi possiamo essere. E
sono molto soddisfatto se c’è una connessione tra me e lui, perché questo mi
lusinga molto.
Freddie era un bisessuale
morto di AIDS. È un insieme diverso di emozioni che hai dovuto ritrarre. È
stato difficile?
Sì. Sono sentimenti enormi e
penso che sia stato difficile perché a un certo punto ho dovuto mettere da
parte tutta la musica per guardarlo e dire: "Questa è una persona che
lotta per scoprire la sua identità . Una persona complessa che in
un'intervista può essere in un modo ed essere in una forma completamente
diversa rispetto a com’é con la sua famiglia e con la sua ragazza, Mary Austin,
con la quale era completamente aperto e che chiamava “l'amore della mia vita". E
poi, quando trova la propria strada che lo identifica sessualmente, è un'altra
persona ancora e, a un certo punto, non vuole sapere se è sieropositivo. Questo
è stato un grosso problema per me. La lotta per trovare la propria identità si riflette anche nei primi testi che ha scritto. Ho delle battute i cui dico:“I’m forever searching high and low, but why
does everyone tell me no?” (frase tratta da Lily Of The Valle, ndr). E ho
osservato come i testi sono cambiati durante la sua vita.
(Fonte: www.openthemagazine.com)