Le follie delle rockstar possono manifestarsi in
molteplici forme diverse. Rod Stewart ad esempio ha il suo campo da calcio.
Pete Waterman, l'uomo che sta dietro i successi di Kylie Minogue, ha un modello
di ferrovia. Sting ha la sua vigna italiana.
Brian May, il chitarrista dei Queen, cura volpi e
ricci, possiede un orto biologico e una foresta di rododendri, alcuni dei quali
alti più di 20 piedi. Il suo interesse per la fauna selvatica, concretizzata
nella creazione del Save Me Trust, ha base nella sua proprietà di 70 ettari nel
Surrey e comprende capannoni, rifugi per volpi e tassi, oltre ad una ambulanza
e alla chirurgia veterinaria.
Aspettando l'inizio dell'intervista, mi guardo attorno
e scorgo due cervi selvatici che brucano il prato. "Non sono belli?"
sussurra May, comparso improvvisamente alle mie spalle mentre filma i cervi con
il suo telefono. Il 70enne è alto, indossa quei famosi zoccoli che aggiungono
almeno quattro centimetri. E’ vestito in modo casual, con pantaloni militari
aderenti, maglietta felpata e panciotto beige. A guardarlo difficilmente lo
potresti valutare come il tipo di uomo che suona la chitarra nella banda più
stravagante della storia del rock.
Di persona, May è una sorta di stella anti-rock;
tranquillo, premuroso e notevolmente gentile, tanto che mi guida dolcemente
nella sua cucina per farmi un caffè per poi andare in quello che può essere
descritto solo come suo "museo delle macchine fotografiche". Ecco
perché siamo qui. May ha recentemente pubblicato un libro in 3D, pieno di
immagini stereoscopiche (il termine tecnico per il 3-D) che ha scattato durante
tutta la carriera dei Queen. Le immagini sono accompagnate dalle parole dello
stesso May e raccontano la storia dei Queen dall'interno. Lui lo definisce come
la cosa più vicina ad un'autobiografia che scriverà mai.
“Il
mio interesse per le immagini 3D è nato attraverso le scatole di cereali
Weetabix. Quando ero un bambino, ricordo di aver aperto una di queste
confezioni e di aver trovato all’interno un figurina che ritraeva un ippopotamo.
Beh, erano due immagini, fianco a fianco e apparentemente identiche. Sempre nella
scatola c’era l’offerta per comprare qualcosa chiamato visore Vistascreen.
Quando finalmente mi arrivò anche il vosre, ho messo l'immagine dell’ippopotamo
al suo interno e... era come una magia! Era come vedere l'animale davanti a me,
con profondità e colore.”
Quel visore Vistascreen è oggi posato sul tavolo
accanto a May, ed è solo uno di una vasta collezione di telecamere
stereoscopiche e di immagini che riempiono la stanza. Alcune delle telecamere
sembrano disegnate in modo davvero stravagante da Heath-Robinson (illustratore
e disegnatore inglese noto per i suoi lavori stravaganti, ndt), ma altre sono
opere artigianali splendide, acquistate nei mercatini delle pulci e nei negozi
di antiquariato durante i tour mondiali dei Queen.
Queen In 3-D è il quinto libro stereoscopico di May,
pubblicato con la rinascita della London Stereoscopic Company, che ha iniziato
la sua vita nel 1854, ma è anche il primo libro a occuparsi della storia e
della vita e dei Queen.
“Non
sono mai stato così desideroso di scrivere su di me perché ho sempre avuto cose
più interessanti da fare”, spiega. Insieme alla passione per
la fotografia stereoscopica e alla difesa degli animali, May si occupa anche di
astrofisica, sta seguendo le riprese del film biografico dedicato a Freddie
Mercury e, naturalmente, va ancora in tour con i Queen.
Anche se la versione attuale della band presenta
Adam Lambert alla voce, May sa che la gente vuole sempre parlare di Freddie
Mercury.
“L'ho
incontrato alla fine degli anni '60, quando era venuto a vedere Smile, la band
in cui ero in quel momento. Lui ci ha sempre detto: ‘Non bisogna solo cantare
le canzoni, bisogna dare al pubblico uno spettacolo’. Io pensavo: ‘Di che
diavolo sta parlando?’. Ma quando i Queen si sono finalmente formati, ho
cominciato a capire quello che intendeva. Freddie ha voluto rendere ogni concerto
un evento ed è sempre stato il padrone di casa. La cosa strana è che fuori
dalle scene Freddie non era così come potevi vederlo sul palco. Aveva a cuore
la propria privacy ed era molto riservato, il che lo rendeva molto timido e
insicuro. E penso di vedere che in alcune delle foto contenute nel libro sia
evidente di non essere a proprio agio davanti alla telecamera. Sono sicuro che il
suo modo di stare sul palco fosse la maniera con cui affrontava la propria
insicurezza. Essere in una band ti permette di reinventarti e Freddie si è
reinventato come dio del Rock. Ed era anche una bella persona!”
La hit Bohemian Rhapsody del 1975 ha trasformato i
Queen in una delle più grandi band del mondo, ma alcune delle foto del tour del
1970 sembrano sorprendentemente ordinarie.
“I
tour negli anni '70 non erano affatto glamour come poteva sembrare. Avevi a
disposizione un paio d'ore di sonno, disteso sugli amplificatori sul retro del
bus tour e ti potevi lavare nel gabinetto di qualche camion americano in sosta.
Quando eravamo all'estero, ero fortunato se riuscivo chiamare a casa una volta
alla settimana. All’epoca naturalmente i cellulari non esistevano, così per rimanere
in contatto con le persone avevo l’abitudine di inviare lettere aeree e
cartoline. Scritte a mano! Ma la cosa migliore era non avere paparazzi attorno. Sebbene i Queen fossero giÃ
famosi, all’inizio nessuno si interessava al nostro lato privato: eravamo solo
musicisti. Purtroppo, tutto ciò che è cambiato alla fine degli anni '80 con
tutte le storie su Freddie. E anche io ho avuto la mia bella dose. Mi ricordo che
una volta ero fuori in giardino con i miei figli e improvvisamente ho capito
che ci stavano fotografando. Era davvero una brutta situazione. E poi quando
abbiamo perso Freddie, alcune delle storie uscite fuori erano orribili.”
Percorrendo le 360 immagini del libro si schiudono
molti ricordi meravigliosi per May, ma le immagini di Freddie a volte
trasmettono tristezza.
“Ci
sono state delle lacrime”, ammette. “Molte lacrime. Vederlo in quelle immagini, così piene di vita. Era
Freddie! Mi manca ogni giorno, ma so anche quanto calore e amore ci siano
ancora per lui. Quando le persone mi parlano di lui, sorridono sempre. Anche
dopo tutti questi anni, rende ancora felici tante persone.”
Dopo che Mercury è morto nel 1991, May si aspettava di
chiudere definitivamente con i Queen, ma non c'erano assolutamente i piani per “ritirarsi”.
“Sto
male se non faccio niente”, insiste May. “Anche quando andiamo in vacanza, trovo difficile rilassarmi. Passano i
primi due giorni in piscina, poi devo uscire, esplorare, incontrare persone,
vedere gli animali, scattare foto, guardare tramonti e nuotare nel mare. La mia
buona moglie è molto brava a godersi il momento. Se stiamo cenando, su un aereo
o in una festa, lei è lì, si gode il pasto e la compagnia, completamente
immersa nel momento. Mi domanda sempre perché non posso farlo anche io. Forse è
perché vivo nella mia testa, quindi sto sempre a pensare a qualcos'altro. Un
telescopio, un libro che sto leggendo, una canzone di Little Richard,
un'immagine stereoscopica che ho trovato nascosta in un cassetto. Cerco di
ascoltare quello che dice Anita e sto migliorando il mio “essere qui”.
Qualunque sia il momento, non è per lungo tempo, quindi potrei anche godermelo.
A volte guardo indietro le cose stupefacenti che ho fatto e mi chiedo se mi sono
veramente apprezzato tanto quanto avrei potuto. Mi manca il divertimento di
quegli anni? Sono un po' un vecchio miserabile? Ha ha! Ti ho il titolo per il
tuo articolo! La meditazione mi sta aiutando. Sta aiutando a calmarmi la mente.
E l’esercizio. Non sono mai stato dedico all’alcool e alla droga, ma ho
trascurato il mio corpo per molti, molti anni.”
Alcune delle immagini degli anni '70 contenute nel
libro in effetti lo ritraggono particolarmente dimagrito.
“Questo
perché avevo dei problemi allo stomaco”, spiega May. “Sono stati risolti, ma dovevo sopportare
una dieta povera, senza sonno, stress, e zero esercizio. Alla fine, dovevo
avere circa 60 anni, ho capito che non potevo continuare così. In questi giorni
guardo quello che mangio, faccio esercizio fisico per un'ora ogni mattina,
doccia calda e fredda e finisco con un po' di meditazione. Sto finalmente prestando
attenzione al mio corpo.”
Tutto questo funziona?
"Ho
70 anni e sono più occupato di quanto sia stato da molto tempo. E ho ancora la
fame, il desiderio di creare e indagare. Per uscire e sperimentare la bellezza.
L'immensa bellezza che ci circonda.”
Come per magia, è veramente accaduto, mentre l’intervista
prosegue, appare una volpe che attraversa il prato. May ridacchia
tranquillamente. Sotto il suo respiro, posso solo sentirlo dire: “Guardala. E’
bellissima. Perché dovremmo farle male?”. Si alza e si avvicina alla finestra.
“Ricordo
quando ero a scuola di domenica e l'insegnante ci disse che siamo migliori
degli animali perché abbiamo un'anima e ciò significa che possiamo andare in
paradiso. Pensavo al mio animale domestico del tempo, aveva pelle, sangue,
orecchie, occhi, gambe. Sicuramente aveva un'anima. Non riuscivo a capire, e
ancora oggi non posso capirlo. Che cosa ci dà il diritto di dire che siamo
meglio degli animali? Che cosa ci dà il diritto di uccidere un animale solo perché
si trova dove stanno costruendo una strada stradale o perché bisogna proteggere
un'industria alimentare già dannosa di per sé? Questo è ciò che riguarda lo
sterminio dei tassi, sai? Quello che abbiamo raggiunto con i Queen significa
molto per me, ma il lavoro che sto facendo oggi è più importante di tutti gli album
che abbiamo venduto e dei tour. Si tratta di trattare queste creature con
rispetto e di provare ad essere una persona decente. Non è questo ciò che conta
davvero?”
(Fonte: www.saga.co.uk)