Mentre inizio a scrivere
questo capitolo sono ben consapevole che ciò che leggerete vi farÃ
storcere il naso e farà passare il sottoscritto per un fan a cui sta
sempre bene tutto ciò che fanno i Queen. Del resto questa è
“l'accusa” che mi sono sentito muovere più spesso, quasi che
apprezzare tutto ciò che fa il tuo gruppo preferito sia diventato un
difetto, una macchia umana come quella tanto cara al buon Roth. Tutte le volte che mi imbatto in
questo tipo di critica ricordo a me stesso che ogni punto di vista è,
per sua stessa definizione, una medaglia da far rotolare tra le dita
fino a scoprirne l'altra, inevitabile, faccia che – in questo caso
– è la considerazione che (forse) per essere appassionati di
qualcosa bisogna davvero amarla tutta la materia al centro del proprio interesse. Conoscete un pescatore che si lamenti per le levatacce
alle quattro del mattino o magari un collezionista di francobolli che
ha in odio la colla che gli si appiccica tutte le volte ai
polpastrelli? Ogni cosa porta con sé la sua buona dose di aspetti
negativi (alzi la mano chi ama ritrovarsi gli abiti ingrassati dopo
che ha sferragliato sotto il cofano della sua auto preferita), ma la
potenza di una passione ti porta ad amare anche i cattivi odori,
l'unto che non va più via e, quando si tratta di musica, le scelte
non sempre perfette del tuo artista preferito. Il fan, in questo
casi, riesce sempre a trovare il modo di apprezzare e perorare la
causa di fronte a chi, al contrario, denigra e offende solo perché
un certo cantante decide di sfoggiare un paio di baffi o andare a
suonare dove vige ancora la segregazione razionale. Ma il tutto non
si riduce alla mera “giustificazione ad ogni costo”. Semmai il
fan sviluppa nel tempo la capacità di vedere al di là degli aspetti
formali delle cose e di valutare ciò che c'è dietro, adottando il metro
dell'amore. Si, avete capito bene. Tiro in ballo il grande
sentimento, il motore del mondo e delle vite di ciascuno di noi.
Perché essere fan, al di là di ogni possibile interpretazione e
definizione, vuol dire soprattutto essere innamorati. E se è vero
che l'amore è cieco, spesso manca anche degli altri quattro sensi.
Una cosa assolutamente ironica se si considera che si ama con gli
occhi, con l'olfatto, il tatto....e le orecchie. Ma qui siamo
sconfinati nel campo dell'imponderabile e prima di imbatterci in
qualche sommo poeta, perdutosi nelle lande sconfinate del
romanticismo, facciamo un passo indietro e parliamo, voi ed io, di un
Freddie Mercury che non è quello che ha cantato nei Queen e che
viene ancora oggi celebrato in tutto il mondo. Perché ne esiste un
altro. Io l'ho scovato, visto e conosciuto ed è giunto il momento
che anche voi facciate la sua conoscenza.
Proprio come ogni sosia,
questo Freddie Mercury posticcio è particolarmente insidioso. Ha
studiato perfettamente la sua parte, preparandosi anno dopo anno
curando la scelta dei vestiti da indossare, prendendo lezioni di canto e mandando
a memoria talmente tanti particolari della biografia del vero Freddie
che difficilmente gli capiterà di sbagliare una risposta. So cosa
state pensando: per stanare l'impostore basterebbe mettergli di
fronte un microfono. In tanti ci hanno provato, ma il vile clone si è
dato da fare anche in questo ed è finito con lo sviluppare le stesse
doti vocali dell'unico e solo Freddie Mercury. Come fare a
riconoscerlo dunque? Nel corso di questi anni fans volenterosi si
sono riuniti in segreto per studiare il fenomeno ed elaborare
strategie. Sono state sperimentate diverse soluzioni, ma nessuna è
risultata finora davvero efficace. È capitato anche a me di prendere
parte ad uno di questi incontri, sebbene all'inizio mi sentissi una
sorta di carbonaro affiliato a qualche setta misteriosa dedica al
culto di Freddie Mercury, quello vero. E posso assicurarvi che in più
di un'occasione c'è chi ha proposto l'estrema soluzioni e chi già pianificava rapimenti per poi simulare provvidenziali “incidenti”
domestici o stradali. Per fortuna tutto è rimasto confinato alle
ipotesi e in breve i circoli si sono sciolti, nella
convinzione che prima o poi il mondo avrebbe svelato il grande
inganno! Su tutti è prevalsa la convinzione che col il ritorno dei
Queen sulle scene sarebbe stato chiaro quale fosse il vero Freddie.
Nulla poteva contare di più delle parole di Brian May e Roger
Taylor. Naturalmente non potevamo ancora immaginare quanto il Freddie
posticcio stesse tramando per portare ad un livello ancora più alto
la sua mistificazione.
È successo
all'improvviso, sebbene i segnali fossero inequivocabili già da un
paio d'anni. L'infingardo ha pensato bene di sfruttare la
collaborazione con Adam Lambert, chiamando a sé una schiera di
sedicenti fans, tutti riconoscibili per avere sul volto un paio di
labbra costantemente increspate al disgusto e sulla lingua insulti
tatuati a chiare lettere. Quest'orda ha iniziato ad insinuarsi nei
gruppi, nelle pagine social e nei siti che hanno scelto di seguire la
propria passione (e, quindi, il cuore) spargendo dai loro sacchetti
appesi alla cintola uno strano miscuglio di erbe urticanti, che hanno
bruciato occhi e irritato orecchie a tal punto da allontanare in
molti dai Queen e da ciò che stanno facendo oggi. Ma non si sono
limitati a questo e la seconda fase della loro impresa è consistita
nel raccontare le gesta del Freddie Mercury posticcio, fondatore ed
unico deux ex machina dei Queen, autore delle canzoni della band,
salvatore delle esistenze altrimenti misere di Brian, Roger e John.
Hanno così portato alla ribalta i Queen come la band di Freddie e non
con Freddie, una differenza non solo semantica ma radicale, assoluta.
Nelle bocche di costoro Freddie Mercury è diventato il leader
carismatico e assoluto, colui che entrava in studio e modificava a
proprio piacimento il lavoro fatto dagli altri, senza mai fare scelte
sbagliate, senza nemmeno mai una volta stonare in pubblico o cantare
una canzone semplicemente brutta. Freddie Mercury è diventato
improvvisamente l'autore sconfinato di altrettanto sconfinati
capolavori e che dalle cui volontÃ
dipendeva la vita (o la morte) dei Queen. Si è giunti quindi a
rinnegare la natura stessa della band, trasformandola in una mera
appendice del Freddie posticcio che giammai avrebbe tollerato
l'esistenza della band senza di lui. Naturalmente, per convincere le
orecchie più incredule, l'orda si è fatta portatrice di somme
verità , spesso centellinate in conversazioni segretissime nelle
quali celano la loro natura di pesce avariato ringalluzzito da uno spruzzata
d'acqua e propongono idee al limite del buon gusto o palesemente smentite dai
fatti. Il risultato finale è stata la creazione e diffusione di un
Freddie Mercury nemico dei Queen di oggi e quindi avversario accanito
di Brian May e Roger Taylor. A questi ultimi, ovviamente, è toccata
la sorte di passare per usurpatori, denigratori e putrescenti
dileggiatori del sommo Freddie Mercury, quello che non esiste, beninteso.
Ma voi ed io sappiamo la
verità e siamo felici di esserne sorridenti portatori. E, in
effetti, il primo tratto che ci contraddistingue è proprio la gioia
di essere fans dei Queen, senza alcuna dicotomia con Freddie Mercury,
nostro eroe, nostra leggenda. Il Freddie in cui noi crediamo non è
un Apollo che dal suo Olimpo scaglia saette nei confronti dei suoi
amici e compagni d'avventure. Il nostro Freddie, anzi il vero
Mercury, è quello che da lassù strizza un occhio verso il palco
ogni volta che quel sound grandioso torna a vivere e a scuotere
tutti. Freddie ha basato la propria esistenza sulla musica e non ne
ha mai saputo fare a meno, nemmeno quando il suo corpo ha ceduto al
dolore e il suo stesso spirito ha anelato con urgenza il ritorno nel
grembo materno. Freddie ha rinunciato al proprio vero nome proprio
per donarsi completamente a un sogno divenuto per tutti noi fonte di
immensa felicità e lo ha fatto condividendo la propria arte con tre
persone, alle quali ha dato tutto, non solo in termini artistici ma
soprattutto umani. A Brian, Roger e John (e Mary Austin) Freddie ha
infine ceduto i diritti sulle proprie canzoni e, anche in questo
caso, non siamo in presenza di una mera locuzione semantica, ma di
qualcosa di sostanziale e altamente significativo. E ai Queen che
Freddie ha lasciato la propria eredità artistica perché solo i
Queen sono in grado di tutelarla e tenerla viva. La musica è una
creatura sinuosa, potente come una super nova che esplode nella notte
e la cui luce può essere fugace tanto da durare meno di un'istante.
Lo splendore dei Queen è invece durevole e si compone di tutta la
gamma dei colori possibili, come un arcobaleno che non smette di
disegnare archi nel cielo nemmeno quando giungono le ore più buie.
Un fenomeno andato ormai oltre la naturale conclusione delle cose e
il merito è dei Queen, qualunque sia oggi la loro accezione e
nonostante quel segno "più" che a qualcuno fa pensare ad una
sottrazione piuttosto che ad un'aggiunta. Nel frattempo, il Freddie
Mercury posticcio e la sua orda si arrovellano nel tentativo di
escogitare sempre nuove strategie per denigrare e atterrire tutti
coloro che gioiscono per i concerti con Adam Lambert e vedono in lui
la giusta scelta del momento per portare sul palco la musica dei Queen. Ma in
questo caso l'offesa è facilmente smascherabile perché basata
sull'idea che Adam sia il sostituto di Freddie! Un concetto talmente
lontano dalla realtà (oltre che dalle parole ripetute all'infinito
da Brian, Roger e dallo stesso Adam) che suona tanto come il
principio della sconfitta del ben poco illustre imitatore e dei suoi
accoliti. Basta guardare i video tratti dal tour per rendersene conto
e lasciare che l'energia della musica ti trasporti verso quelle vette
che solo i Queen sono capaci di farti raggiungere. Certo, questa è
un'incarnazione della band diversa dal passato ed è logico che sia
così. Ma in Brian e Roger questa consapevolezza è assoluta, perché
sono proprio loro a non volersi confrontare col passato che li ha resi leggende.
L'idea semmai è quella di scrivere un nuovo capitolo, che affonda le
proprie radici nella storia dei Queen e va in cerca di qualcosa di
attuale e moderno. A questo ragionamento il Freddie posticcio ribatte
che, se così fosse, dovrebbero proporre altre canzoni e lasciare in
pace quelle storiche. Ma anche questo a ben vedere è un errore
grossolano: come potrebbero Brian e Roger abbandonare il proprio
lavoro, gli assoli, le note, i testi e tutto quanto hanno fatto
assieme a Freddie e John? Non è questo ciò che vuole il pubblico. E
non è questa una forzatura come molti credono: il destino ha voluto
che quella formula vincente (Freddie+Brian+Roger+John) non fosse più
replicabile. Che fare allora? Chiudere in soffitta vent'anni di
successi ed emozioni e lasciare che dei Queen ci si ricordi solo
attraverso i vecchi 33 giri? Vogliamo davvero essere fans nostalgici
che possono sventolare la bandiera dei loro eroi solo in occasione di
compleanni o ben più dolorose ricorrenze? Quante volte ci siamo
sentiti dire, parlando di musica: “Ah si i Queen. Beh ormai non
esistono più”. Non è questo che avrebbe voluto Freddie e, ne sono
certo, non è quello che nessuno di noi desidera. Certo, i nostalgici
non mancano, così come quelli che ritengono che la storia del gruppo
sia finita nel 1991 e nemmeno fanno lo sforzo di allungare il collo
fino al 1995, quando i Queen tornarono con il loro album più bello.
E non mancano nemmeno quelli che ritengono John un “eroe”
dimenticando, o forse non sapendo, che fu lui assieme a Roger il
primo ad esibirsi nel 1993 come Queen e senza Brian May (e certamente
ignorano che il primo singolo pubblicato a nome della band dopo la
morte di Freddie, No-One But You, vedeva anche John partecipe).
Infine non mancano quelli che considerano Freddie Mercury
insostituibile. In realtà lo pensiamo tutti, ognuno di noi ne è
incrollabilmente convinto. Tranne coloro che osteggiano
quotidianamente i progetti correnti dei Queen e che hanno creato un
Freddie artificioso, dotandolo di parole e sentimenti non suoi, ma
mediati attraverso un livore, un risentimento al quale il vero
Freddie Mercury avrebbe risposto facendo risuonare la voce assieme ai compagni di sempre. E il suo canto sarebbe stato,
come sempre, il più bello del mondo.
@Last_Horizon