Freddie Mercury è insostituibile, parola di Brian e Roger

E' strano dover intitolare così un capitolo del blog. Non è la prima volta che affronto questo argomento e tutte le volte provo la strana sensazione di avere un sassolino nella scarpa, allora mi fermo sul ciglio della strada, la sfilo con la sgradevole sensazione di essere osservato dai passanti, la scrollo e poi, quando riprendo il cammino, mi accorgo che no, quel fastidio è ancora lì, persistente come una macchia di unto che riappare sempre nonostante mille lavaggi. È un argomento sul quale i fans dibattono fin da quella tragica notte di Novembre quando Freddie è morto e ha portato con sé un pezzo consistente della storia e della vita dei Queen. Torni a casa dopo aver perso qualcuno che ti era molto caro, col quale hai condiviso l'esistenza, tu sei rimasto uguale e anche i mobili e le pareti sono le stesse, eppure qualcosa è irrimediabilmente cambiato e l'unica cosa che ti resta da fare e far scivolare le lacrime e sperare che alla fine siano un balsamo buono per lenire le ferite. Accade nei rapporti di coppia, nelle amicizie, tra parenti e anche in una rock band che è stata, per chi ne ha fatto parte, di una vera e propria famiglia.


Io sono un romantico, di quelli vecchio stampo, voi lo sapete bene. Mi piace sedermi vicino al caminetto a leggere o magari mi perdo in mille fantasie dove il mondo che mi porto dentro prende vita, si illumina, respira. Sarà per questo che da quando ho aperto il blog “invento storie”. È il mio modo per aprire una porta e mettere in mostra ciò che i Queen rappresentano per me. È una visione talmente personale che talvolta ho timore di essere frainteso, magari anche deriso. Però quando spalanchi certe porte non c'è modo di richiuderle sapete? Provate a vincere la vostra paura di camminare sul ciglio di un burrone. Dopo che l'avrete fatto non potrete più fare a meno di percorrerlo ancora e ancora. Alcuni lo chiamano “il sale della vita”, per altri è proprio il “vivere”, in una parola, se volete. E così, man mano che la mia visione queenica del mondo prende forma, il bisogno di soffermarmi su alcuni concetti diventa irresistibile. Concedetemi allora un po' del vostro tempo e statemi bene a sentire.

Questo è un capitolo che si scrive da sé. Anzi, basterebbe il titolo per esaurire l'argomento. A volte le cose semplici sono quelle che funzionano meglio. Eppure, all'indomani degli annunci fatti da Brian e Roger sulla pubblicazione di un nuovo album e su un tour da portare avanti con Adam Lambert i fans e la stampa hanno rispolverato l'annosa questione sulla sostituibilità di Freddie. Chi conosce la sua voce ha ben chiara un'idea incrollabile: non era di questo mondo e come tutto quanto appartiene a quella realtà che sta nei sogni e nei pianeti lontani lontani, non può essere sostituita. Il rischio è di provare lo stesso sdegno che i visitatori del Louvre proverebbero nell'accorgersi che il sorriso della Gioconda è leggermente storto, fasullo. È un tema inoppugnabile anche grazie a Brian May e Roger Taylor che non hanno mai mancato di sottolineare che Freddie non sarà mai rimpiazzato, nemmeno quando i due decidono di riportare in pista i Queen per un nuovo progetto. La loro convinzione è talmente forte che considerano Made in Heaven un album realizzato in quattro anche quando in quattro non si poteva più essere. Ne sono talmente convinti che ogni volta che vengono intervistati, l'occasione è propizia per ricordare che persona e che artista magnifico fosse il loro Mercury. E anche durante i concerti si ha sempre la sensazione che entrambi puntino lo sguardo al centro del palco e attendano il segnale del compagno per attaccare il prossimo pezzo.

Chi conosce i Queen sa che la loro musica è sempre stata il prodotto di quattro menti e di altrettante personalità, diversissime tra loro eppure capaci di trovare il necessario equilibrio per incidere note meravigliose. È difficile crederci, tanto che le schiere dei fans sono abitate da convinti sostenitori dell'idea che i Queen fossero la band di Freddie Mercury. Ad aggravare la situazione ci si mette anche la stampa, che proprio in questi giorni ha iniziato a diffondere la falsa notizia che il nuovo album sarà realizzato con Adam Lambert! Dico davvero, ho trovato in rete articoli e convinzioni di questo tenore. Sono la minoranza, però ci sono e il rischio che la bufala attecchisca è sempre in agguato. Ciò che mi lascia sgomento è che basterebbe leggere vent'anni di interviste e osservare altrettanti anni di attività per rendersi conto che Brian e Roger non vogliono sostituire Freddie e che anche quando si esibiscono come Queen lo fanno in un modo legato al passato ma anche nuovo, come inevitabilmente può essere quando sul palco salgono solo due dei componenti originali. Il simbolo del “+” che sempre campeggia quando suonano con altri cantanti la dice lunga sullo spirito di ciò che sono i Queen oggi: un duo che ha bisogno di una voce. C'è stato il tempo di Paul Rodgers. Oggi è l'era di Adam Lambert. Domani magari decideranno di provare con Marc Martel. In ogni caso saranno sempre i Queen più qualcun altro. Una collaborazione, niente di più.

Dal '91 ad oggi i Queen hanno fatto mille cose per omaggiare Freddie: è stata eretta una statua in suo onore; è stato realizzato un musical che rende omaggio alla sua musica; sono stati pubblicati album che lo ricordano e le copertine dei dvd hanno sempre Freddie in primo piano; a breve verrà realizzato un biopic a lui dedicato; sono stati girati documentari e verrà pubblicato materiale inedito con la sua voce. Certo, i meno romantici potrebbero dire che è tutto business e che Brian e Roger (chissà perché ci si dimentica sempre di John, membro della band a tutti gli effetti, anche se solo sui contratti) in questo modo continuano ad arricchirsi. Ma dal punto di vista dei fans, ciò che conta non dovrebbe essere la musica? Non dovremmo essere felici di ascoltare nuove canzoni, di godere di un concerto o di un nuovo video? Ci siamo mai posti il problema prima del 1991 di quanto i Queen guadagnassero “sulle nostre spalle”? Perchè farlo oggi? Cosa ci da il diritto di sindacare, giudicare, demolire due persone che sono oggi i Queen perché lo sono sempre stati? Pensateci: dopo il Tribute Brian e Roger avevano l'opportunità di vendere più dischi di chiunque altro nella storia della musica pubblicando immediatamente degli inediti e magari andando in tour con un George Michael che stampa e popolo volevano assolutamente al posto di Freddie. E invece sono anni che ci lamentiamo per la mancanza degli inediti, dei dvd e di mille altre cose che vorremmo aggiungere alle nostre collezioni. Un detto popolare delle mie parti recita “come la fai, la sbagli” e temo che sia qualcosa che si è irrimediabilmente attaccato alle spalle di Brian e Roger come certi parassiti che amano abitare sulla pelle (e la storia) altrui.

A differenza di alcune persone che vivono i social network nella convinzione di essere amici e parenti di Brian e Roger, io ammetto di non averli mai incontrati e non so nemmeno se avrò mai la fortuna di stringere loro la mano. Mi è capitato di avere un fitto scambio di mail con il Doc ma non è da una manciata di queste che possa far derivare chissà quale conoscenza del Brian uomo. Credo, tuttavia, che tra persona e artista non possa non esserci una stretta connessione. Nel mio piccolo, anzi piccolissimo, so cosa voglia dire provare a fare dell'arte. Mi riferisco a ciò che scrivo sul blog, a quella parte più fantasiosa che sono i racconti ispirati alle canzoni dei Queen. In quelle parole c'è molto di me e c'è, ovviamente, anche tanta ispirazione che è qualcosa che ti arriva addosso all'improvviso e che gode di vita propria. È difficile da spiegare, ma scrivere significa fare da mediatore, attraverso la propria creatività, a storie che comunque esistono già e alle quali è possibile attingere, quasi che l'ispirazione sia un lago dalle cui acque inesauribili tutti possono trovare la giusta onda per scrivere, o fare musica o dipingere e mille altre cose ancora. E se questa connessione esiste davvero, e io credo di si, allora non si può trascurare la circostanza che ciò che fa Brian come musicista abbia anche una valenza umana e personale. E in questo senso tutto quanto fatto da lui non può che avere il crisma dell'omaggio, del rispetto nei confronti di una persona che per lui non era solo un cantante, ma un amico. È tutta qui la differenza dalla la percezione che possiamo avere noi fans della situazione: Freddie potremo sentirlo vicino ma resterà pur sempre un idolo, una leggenda da osannare. Per Brian e Roger era una persona, un fratello, un parte della loro esistenza che noi non potremo mai davvero comprendere e verso la quale dobbiamo nutrire il rispetto che si deve tributare alle cose sacre. Perché un'amicizia durata tanti anni non è qualcosa da liquidare con chiacchiere da bar. Il fan deve avere la capacità di fermarsi sulla soglia, perché ci sono stanze, quelle del cuore, alle quali è impossibile accedere. Ma non temete, la nostra non è una posizione così inaccettabile. I Queen ci hanno regalato grande musica. Di che altri avete bisogno?

Credetemi, nonostante tutto siamo fortunati. Chi ha vissuto i tour con Paul Rodgers o ha deciso di fidarsi del buon orecchio di Brian e ha assistito ai concerti con Kerry Ellis sa di cosa intendo. C'è nella loro musica, anzi nella loro capacità di suonare oggi una magia che ricorda ciò che i Queen erano una volta, sommato a ciò che sono oggi. Non è la stessa cosa, non lo sarà mai e Brian e Roger lo sanno, lo dicono anche sfacciatamente. Eppure quella specie di magia si riaccende tutte le volte e noi non dovremmo fare altro che godercela e alla fine regalare a questi due “vecchi ragazzi” un applauso. E un grazie, perché se sono ancora qui è per dare qualcosa a noi prima che a sé stessi.


@Last_Horizon