Non c'è niente di peggio per
l'industria dell'intrattenimento della mancanza di nuovi eroi, nuove
stelle del cinema ad esempio capaci di succedere a star come Marilyn
Monroe e Clark Gable, oppure icone pop da incoronare come i nuovi
protagonisti della musica. Poi, proprio quando tutto sembrava ormai
perduto e la prognosi nefasta inevitabile, ecco comparire in un lampo
abbagliante Freddie Mercury. Improvvisamente abbiamo scoperto in
mezzo a noi un personaggio esotico e donchisciottesco, capace di
scrivere alcuni dei più grandi inni rock'n'roll ascoltati
nell'ultimo decennio. Freddie, noto per la sua meticolosa attenzione
ai dettagli, convinto del proprio inevitabile successo, ha pagato i
propri debiti per conquistarsi il posto che gli compete. I Queen
(Brian May - chitarra, John Deacon - basso e Roger Taylor - batteria)
hanno passato quattro anni ad esaminare la scena musicale per
costruire la propria frenetica corsa verso la vetta, nonostante il
generale scetticismo che li ha circondati agli inizi della loro
carriera. Tuttavia, con la pubblicazione di Sheer Heart Attack, tutti
i dubbi, anche quelli più veementi con cui i critici hanno attaccato
i Queen per i loro primi due album, sono stati spazzati via da un
entusiasmo sfrenato. Freddie indossa pantaloni di raso grigio
stretti, una camicetta color crema e una giacca scarlatta in stile
vittoriano. I suoi capelli sono simili al manto di un cormorano nero,
e negli occhi ha una luce che fa risaltare il color ebano delle
iridi, mentre il suo sorriso rivela una fila di denti bianchi come
perle che sembrano pronti a tuffarsi sul pasto fatto di piccoli
hamburger che la cameriera gli ha appena servito. Con la punta dello
stivale bianco sfiora il tappeto e segue il ritmo del mio
tamburellare con la penna sul tavolo e per un attimo mi chiedo
ansiosamente se non stia per affrontare un'intervista con una
primadonna infastidita da ciò che la circonda. “Ma no,” mi dice
“Mercury non è il mio vero nome, cara. L'ho preso da Plutone"
aggiunge per colorire il discorso con una delle sue strambe
affermazioni. Ma la sua dolcezza rompe il ghiaccio e posso fargli la
prima domanda.
Quando hai formato i Queen hai deciso
di puntare da subito piuttosto in alto:
"Ecco. L'intero gruppo ha fin da
subito mirato al primo posto. Non ci volevamo accontentare. Questo è
quello a cui stiamo cercando di arrivare. So per certo che otterremo
molto dalla nostra musica, siamo abbastanza originali e ora lo
stiamo dimostrando", mi spiega con insolita veemenza.
Dovete aver avuto un sacco di fiducia
in voi stessi!
"Devi avere fiducia in questo
business. È inutile dire che non ne hai bisogno. Se inizi dicendo a
te stesso che forse non sei abbastanza bravo, allora faresti meglio
ad accontentarti del secondo posto, e questo per noi non va bene. Se
ti piace la ciliegina sulla torta, devi essere convinto di poterla
raggiungere. Ero un bambino precoce, miei genitori pensavano che il
collegio mi avrebbe fatto bene così mi hanno mandato via quando
avevo sette anni, cara. Guardo indietro al mio passato e credo che
sia stato meraviglioso. Si impara a prendersi cura di se stessi e ad
assumersi le proprie responsabilità .”
Provieni da una famiglia ricca quindi?
"No, non eravamo così benestanti
come la gente pensa. Eravamo borghesi, ma suppongo di aver dato
l'impressione di essere benestante. Mi piace dare questa idea. Lo
faccio ancora adesso. Fa tutto parte di come ti senti e del progetto
da portare avanti."
Freddie ha lasciato il collegio quando
aveva 16 anni. Ha studiato pianoforte classico, raggiungendo il
quarto livello, ma essendo un ragazzo dalle spiccate doti artistiche,
i suoi genitori lo hanno incoraggiato a sviluppare questo talento
creativo.
"Sono andato all'Ealing Art School
l'anno dopo Peter Townshend. La musica era un'attività collaterale
rispetto a tutto ciò che ho fatto. La scuola era un terreno fertile
per i musicisti. Ho ascoltato Hendrix, davvero. Ho ottenuto il mio
diploma e poi ho pensato alla possibilità di diventare un artista
freelance e ci ho provato. L'ho fatto per un paio di mesi, ma dopo un
po' di tempo ho pensato che ne avevo abbastanza. L'interesse non
c'era. E la sola cosa che mi interessava davvero era la musica, una
cosa che cresceva e cresceva. Alla fine mi sono detto che se dovevo
fare qualcosa, questa era la musica. Io sono una di quelle persone
che crede che bisogna fare le cose che ti interessano per davvero. La
musica è così interessante, cara."
Sei sempre stato così portato a
calcare il palco?
“Be', per essere onesti, suonando di
continuo diventa abbastanza facile in realtà . Non mi ci vuole molto.
Voglio dire, so che sembra presuntuoso e ci possono essere un sacco
di battute d'arresto e un sacco di tensioni e nervosismi, ma non così
tanti come pensavo. Ora siamo una band che la gente vuole vedere ed
essere solo un gruppo di supporto è stata una delle esperienze più
traumatiche della mia vita.”
Sembra che i Queen abbiano comunque
pagato il loro prezzo per il successo. Brian ha abbandonato il primo
tour americano a causa dell'epatite e Freddie è stato afflitto da
problemi alle corde vocali. "Lo ammetto, sento i postumi del
tour. Abbiamo appena finito quello britannico la scorsa notte e mi
sento come se avessi fatto una maratona ogni sera. Ho lividi
dappertutto. Però è la musica che conta."
E ora, per quanto riguarda l'orizzonte
del vostro successo? Vi tiene svegli la notte?
"Molto spesso ho incubi abbastanza
viziosi, come l'altra sera poco prima del concerto al Rainbow.
Stavamo dormendo all'Holiday Inn e ho sognato di essere uscito sul
balcone dell'hotel e all'improvviso è crollato tutto ed io mi sono
ritrovato sul marciapiede. Ero davvero pietrificato quando mi sono
svegliato la mattina, mentre Roger ha questo incubo in cui beve una
bottiglia di Coca-Cola, rompe la bottiglia e si ferisce gravemente
col vetro. Sogni ridicoli come queste sono causati dalla tensione che
si accumula."
Con tutta l'energia che metterete per
il tour in Europa e in America nei prossimi mesi, avrete ancora il
tempo per scrivere?
“Io non sono di quelli che si siedono
al pianoforte e decidono che quello è il momento per scrivere una
canzone. E' molto difficile da spiegare, ma ci sono sempre varie idee
che mi passano per la testa. Killer Queen ad esempio è stata una
canzone davvero molto differente dai miei soliti standard, perché di
solito scrivo prima la musica e poi le parole. Ma nel caso di Killer
Queen è venuto prima il testo assieme allo stile sofisticato che ho
voluto mettere nella canzone. No, non ho mai incontrato per davvero
una donna come quella che descrivo nella canzone. Molte delle mie
canzoni sono di fantasia. Posso immaginare ogni tipo di cose. Questo
è il tipo di mondo in cui vivo ed è un mondo molto sgargiante, ed è
questo il modo con cui scrivo e mi piace.”
Dovrete prendervi del tempo per
scrivere nuove canzoni?
"Dipende. Sheer Heart Attack
l'abbiamo scritto in due settimane, anche se avevamo del tempo visto
che Brian era bloccato in ospedale.”
Avverti la pressione di dover comporre
canzoni nuove?
“Killer Queen l'ho scritto in una
notte. Non sto facendo il presuntuoso o altro, ma semplicemente è
andata proprio così. Per altri brani invece c'è voluto più tempo.
The March Of The Black Queen, ad esempio, ha richiesto più tempo. Ho
dovuto dare tutto e spremermi al massimo. Ma con Killer Queen ho
scarabocchiato le parole un sabato sera e la mattina dopo avevo tutto
pronto per lavorarci. E' stato fantastico. Certe cose arrivano
subito, ma su altre devi lavorare. L'intera band è molto
particolare. Non abbiamo mezze misure e sono molto duri con me. Ci
sono dei compromessi da raggiungere ovviamente. Ma se penso che una
canzone non vada bene, voglio scartarla. Sono un tipo intricato e
delicato allo stesso tempo. Lo puoi vedere anche attraverso i quadri
che mi piacciono. Amo pittori come Richard Dadd, Mucha e Dali, e mi
piace anche Arthur Rackham."
Sei sulla buona strada per diventare un
grande sex symbol androgino. Che cosa si prova a sapere che ci sono
migliaia di ragazzi e di ragazze là fuori che vogliono un pezzo di
te per se stessi?
"E' una grande sensazione. Io
gioco sulla bisessualità , perché è una cosa diversa, ed è
divertente. Ma non è una cosa che metto nello show, perché sento
che l'ultima cosa che voglio fare è dare alla gente un'idea di chi
sono esattamente. Voglio che la gente elabori la propria
interpretazione di me e della mia immagine. Non voglio costruire una
cornice intorno a me per dire ecco questo sono io o, peggio, questo è
tutto quello che sono. Ad essere onesti vorrei che la gente capisse
che quello che faccio è davvero il mio personaggio. C'è una certa
aura mistica nel non sapere la verità su qualcuno, è molto
attraente. Avrei fatto un'ingiustizia verso me stesso se non avessi
usato il make- up solo perché alcune persone pensano che sia
sbagliato Anche dire di essere gay nonostante fosse una cosa odiata
e inaudita. Ma quei giorni sono passati. C'è un sacco di libertÃ
oggi e si può essere se stessi. Ma io non ho scelto questa immagine,
sono me stesso e, infatti, la metà del tempo ho lasciato che il
vento mi prendesse. In questo business è molto difficile trovare
degli amici fedeli e tenerseli stretti. Tra i miei amici ci sono un
sacco di gay e un sacco di ragazze e un sacco di uomini. L'uomo che
ho come autista, col quale abbiamo costruito un grande legame, è un
tipo di amore e non mi interessa cosa pensa la gente su questo.
Mettere le persone in categorie diverse è ingiusto. Bisogna
giudicare le persone per quello che sono."
E tu che tipo di persona sei?
"Come ti aspetti che risponda a
una domanda del genere, cara?! Ci sono vari aspetti di me. La cosa
che apprezzo di più, oltre alla musica, è incontrare la gente. Mi
piace essere socievole, andare alle feste e, in generale, penso di
essere una persona simpatica. Ma posso cambiare ed essere molto
lunatico e antipatico. Sono una specie di camaleonte. Il successo mi
sta insegnando un sacco di cose e mi sto adattando. Devi imparare a
prendere delle decisioni molto rapidamente. Non ci sono giri di
parole in questo business.”
Pensi di avere il controllo della
situazione, del successo che state ottenendo?
"Stiamo cercando di controllarlo
il più possibile. Devi fare in modo di non pensare di aver raggiunto
il picco più alto. Se ammetti con te stesso di aver fatto il
massimo, allora la discesa è assicurata. Sento davvero che abbiamo
molto di più da offrire.”
Come ti senti ad appartenere
all'etichetta della superstar?
"Onestamente le etichette per noi
sono cose passeggere. Siamo stati etichettati in così tanti modi e
le etichette possono essere buone o cattive. Se prendete sul serio le
etichette allora siete molto sciocchi. Ci hanno definiti band da
'campagna pubblicitaria' agli inizi. Questo ci ha offesi ovviamente,
ma non abbiamo preso sul serio la definizione perché sapevamo quello
che stavamo facendo.”
Mi hai detto in passato che ami i
soldi. Ora che sei sulla buona strada per diventare un uomo molto
ricco, che cosa hai intenzione di fare con i tuoi soldi?
"Spenderli, mia cara. Sono l'unico
membro della band per cui il denaro non è molto interessante. Io
sono quello dei quattro che spende di getto per i vestiti e mi piace
circondarmi di belle cose."
@Last_Horizon