Queen: la storia delle BBC Sessions

La prima volta che mi sono imbattuto nelle leggendarie “BBC Sessions” avevo una quindicina d'anni e non esistendo ancora internet mi affidavo a giornali e radio per apprendere qualche informazione in più sulla mia band preferita. Hey, adesso non fatevi l'idea che lasthorizon sia un matusalemme, non sono ancora entrato nei fatidici “anta”, ma il confine è ormai prossimo e se mi guardo alle spalle mi rendo conto che la tecnologia corre come una lepre. Una volta scoprire qualcosa di nuovo sulla storia di un gruppo rock non era facile e indubbiamente c'era qualcosa di romantico nell'accaparrarsi un'informazione in più rispetto a quelle che venivano raccontate sulla stampa specializzata. Nel mio caso la fonte privilegiata fu una radio locale, Studio100 e un DJ, Camillo Fasulo che chissà, magari oggi è tra i miei lettori (sarebbe un onore). Camillo non lo sa, ma devo a lui la scoperta dei Queen anni '70. Ne ho già parlato in un precedente capitolo: inviai una lettera ad una trasmissione radiofonica e il buon Fasulo mise in piedi ben 2 special dedicati ai Queen (più tardi, sempre dietro mia richiesta ne avrebbe confezionato un altro sulle carriere soliste di Brian e Roger). La trasmissione partì con due brani da brividi: My Fairy King (nella sua versione originale) e Son & Daughter, quest'ultima tratta proprio da quel Queen at the Beeb uscito in quei giorni (siamo nel 1989 e avevo nella mia collezione appena un paio di LP). Ricordo con chiarezza cosa disse il DJ al termine del pezzo: “Magistrale, ma soprattutto direi regale esecuzione”. Quanto aveva ragione! Rimasi folgorato dall'emozione che una canzone suonata negli studi della BBC mi trasmetteva: ambiente intimo, senza pubblico, solo quattro immensi musicisti attorniati da tecnici a bocca aperta di fronte ad un'esecuzione incredibile.


Il mio secondo “incontro” con le BBC Session avvenne poco tempo dopo, credo pochi giorni dopo l'uscita di Innuendo. Col passare del tempo avevo capito qualcosa in più del mondo musicale e in particolare dell'esistenza dei bootleg. Una volta nei negozi di dischi venivano infilati negli espositori più nascosti, ammantati del mistero tipico del peccato perché quelle erano registrazioni pirata, di fatto “illegali” ma ricercatissime. Così mi ritrovai tra le mani un paio di cd nelle cui tracklist c'erano in ordine sparso buona parte dei brani eseguiti dai Queen per il network nazionale inglese. Inutile dire che quei due album hanno suonato un'infinità di volte nel mio lettore e ancora oggi le considero tra le cose migliori mai fatte da Freddie e soci. Un piccolo esempio? Provate ad ascoltare We Will Rock You Fast o Spread Your Wings! Anni dopo, con l'avvento di internet molte cose sono cambiate: anche il materiale più raro è a disposizione di tutti, così come le tante informazioni una volta ad appannaggio di pochi, invidiatissimi collezionisti. Non so se questo sia un bene, perché è indubitabile che non ci si improvvisa “esperti” in qualcosa senza studiarne attentamente i fondamenti. Vale in tutti i campi della vita, comprese le passioni. Non a caso non mi sono mai auto-proclamato collezionista o, peggio, esperto. Continuo ad imparare cose nuove ogni giorno, grazie alla continua ricerca di notizie e all'interazione con altri fans. Si dice che la diffusione delle informazioni sia sempre un bene. A fare danni è l'uso distorto che se ne può fare. Ma qui siamo di fronte a qualcosa per fortuna di non pericoloso, se non per le coronarie più sensibili! Le BBC Sessions, infatti, mettono in mostra i Queen in uno stato di grazia unico e particolare, per certi versi superiore a quanto abbiano fatto di fronte alle folle oceaniche per le quali si sono esibiti. Qui sono quattro musicisti, completamente svestiti del ruolo di intrattenitori e forse proprio per questo Freddie è in secondo piano ed emergono i Queen per ciò che erano e che sono ancora oggi: musicisti inarrivabili.

Ma di cosa si tratta? Tirate fuori i vostri vecchi jeans a zampa di elefante, soprassedete sul fatto che ormai non riescano più a contenere certe circonferenze e calatevi nei gloriosi anni '70. Tra il febbraio del 1973 e l'Ottobre del ’77 i Queen registrarono sei show per la radio nazionale inglese, la nostra RAI tanto per capirci. All'epoca era normale invitare una band a registrare delle cose. A quelle latitudini si pensava (e si pensa tutt'ora) che la musica sia una forma d'arte e quindi faccia parte di una parola al giorno d'oggi forse desueta: la cultura. Lo so, per noi italiani è merce in via d'estinzione, ma tant'è accontentiamoci di godere di quanto proviene da “altri mondi”. Di queste registrazioni esistono sul mercato in via ufficiale solo la prima e la terza, mentre le altre hanno trovato posto in quel meraviglioso mondo che va sotto il nome di bootleg. A dispetto di chi come il sottoscritto spesso critica la Queen Production per aver calato una sorta di velo sui primi anni della loro carriera (almeno dal punto di vista dei live), il primo album ufficiale contenente le BBC sessions fu “At The Beeb”, 33 giri giunto nei negozi nel 1989. Ricordo ancora la prima volta che lo vidi in negozio. Da buon neofita stentai a comprendere di cosa si trattasse e lo lascia lì. A mia discolpa tenete conto che all'epoca ero ancora impegnato a completare la discografia regolare! La seconda apparizione fu invece destinata al mercato americano con il “Live at BBC”, furbescamente lanciato quasi assieme a Made In Heaven, tanto che alcune di quelle tracce furono utilizzate per rimpolpare una delle due edizioni di Let Me Live formato single. Si tratta di due prodotti eccellenti, soprattutto il secondo perché impreziosito con un bel poster vintage, che potete reperire ancora nei soliti store online (Amazon su tutti) o magari in qualche negozio che resiste nell'eterna battaglia contro la digitalizzazione. I fans ai quattro angoli del mondo aspettano da tempo la pubblicazione completa di queste registrazioni. La qualità audio è notevole e le performance dei Queen eccezionali. L'aspetto più interessante è la possibilità di ascoltarli mentre eseguono dal vivo ma senza pubblico alcune delle loro canzoni più famose, ma anche quelle meno note al grande pubblico. L'assenza di una platea e il climax da piccola sala di incisione, rendono questi nastri unici nel loro genere e offrono l'opportunità di sentire sul serio cosa questi quattro musicisti fossero in grado di fare davanti ai microfoni. Se la musica è un'arte i Queen ne sono stati interpreti superlativi e una delle prove essenziali sta tutta in questi nastri..

Session 1. La prima volta i Queen furono invitati il 5 Febbraio del 1973 presso i Langham Studios di Londra. In quel periodo la band poteva vantare un discreto numero di concerti (circa 40) e gli impegni su quel fronte andavano intensificandosi nonostante le difficoltà economiche e logistiche tipiche di quei primi anni. La BBC decise di offrire loro l'opportunità di mettersi in mostra nonostante il primo album non fosse stato ancora pubblicato. Per l’occasione suonarono quattro pezzi: My Fairy King, Keep Yourself Alive, Doin’ All Right e Liar. Il gradimento da parte del pubblico arrivò forte e chiaro nei centralini del network, che decise di replicare lo show per ben cinque volte, garantendo così ai Queen una visibilità non da poco. In più il gruppo entrò in contatto con professionisti del settore dai quali trassero conoscenze ed esperienza per le future registrazioni. La session in questione venne prodotta da Bernie Andrews, mentre John Etchell venne chiamato in qualità di ingegnere del suono. Con quest'ultimo i rapporti con i Queen furono talmente buoni che nel 1979 venne scelto per lavorare su Live Killers. L'idea era quella di proporre agli ascoltatori i pezzi più rappresentativi del disco e per questo i Queen si sforzarono di eseguirli nel modo più fedele possibile rispetto all'originale.

Su ciò che fu l'esperienza in radio dei Queen, Brian May ha spiegato: “Le BBC Sessions erano una anticipazione del nostro primo album. Le suonammo sulle basi pre-registrate proprio in vista del disco. Noi ci limitammo a inserire delle parti vocali, di chitarra e tutto quanto ancora mancava. Quindi ciò che si può ascoltare in quelle registrazioni è un mix di cose suonate dal vivo e altre registrate. Fu un compromesso dovuto al fatto che non avevamo molto tempo per suonare e quindi si decise di fare così per evitare problemi”. Nonostante questo la performance colpì il pubblico all'ascolto e il dj John Pellam propose più volte nel suo show quelle registrazioni. Proprio per questo, nel mercato dei bootleg o su molti siti internet potreste ritrovare le prime BBC Sessions con un titolo che richiama proprio il nome dello stesso Pellam.

Session 2. La seconda volta che vide i Queen protagonisti negli studi della BBC fu il 25 Luglio del '73, sempre ai Langham Studios di Londra. Stavolta a produrre l'esibizione ci pensò Jeff Griffin, mentre la parte tecnica fu curata da Chris Lycett e ancora una volta dal John Etchell e il tutto venne poi trasmesso durante l’Alan Black Show. Avendo ancora necessità di promuovere il loro primo lavoro, la band puntò ancora su Keep Yourself Alive e Liar, ma eseguendole in un modo piuttosto distante dall'originale così da non ripetersi. Son & Daughter fu forse il brano che risentì maggiormente del nuovo arrangiamento e fu arricchita con un lungo e assolo di basso, batteria e chitarra, destinato poi a diventare un must di tutti i successivi concerti dei Queen. Inoltre per non offendere gli ascoltatori più sensibili fu chiesto a Freddie di tagliare dal testo la frase che recita così “Il mondo si aspetta che un uomo si impegni seriamente a spalare merda”. Come sono cambiati i tempi, vero? Poi fu la volta della malinconica The Night Comes Down e di Jesus, anche questa completamente rimaneggiata per l'occasione e sicuramente ancora più bella della versione poi pubblicata su 33 giri. Il punto è che dal vivo i Queen hanno sempre dato il meglio proprio perché in studio hanno patito, specie agli inizi, le tipiche costrizioni di chi non era in grado comprendere le loro idee o più semplicemente non aveva voglia di stare dietro a quelli che dovevano sembrare quattro ragazzotti pieni di idee sciocche e irrealizzabili. Anche questo è un bel punto a favore dei nastri della BBC. Il set fu completato con See What A Fool I’ve Been, un brano composto da Brian May già all’epoca degli Smile e che secondo alcuni sarebbe un plagio di un vecchio pezzo di Sonny Terry. In effetti lo stesso Brian non nega l'evidente somiglianza: “See What A Fool I’ve Been è rimasta un mistero anche per me per molti anni. Era basata su un vecchio giro di blues di cui però non ricordavo più l’origine. Ricordo solo di averla ascoltata durante un show televisivo, ma le parole sono senz’altro mie”.

Session 3. La terza volta che i Queen entrarono nei Langham Studios proposero Great King Rat e Modern Times Rock’n’Roll, ed entrambe sono migliori rispetto alle versioni presenti sul disco. Così come l'epica Ogre Battle, che finalmente diede modo alla band di proporre al pubblico qualcosa dal loro secondo disco. A proposito di Ogre Battle, At The Beeb ne contiene una versione tagliata: in origine, infatti, la band suonò un intro molto più lungo. È probabile che l'inizio del brano sia andato perduto visto che nemmeno la successiva edizione del disco, Live at BBC, la contiene.

Session 4. Il 3 Aprile del 1974, a quattro mesi dalla loro ultima visita agli studi della BBC, i Queen tornarono ad esibirsi per la radio inglese, stavolta ospiti dello show condotto da Bob Harris. Oltre ad una Modern Times Rock’n’Roll suonata ad un ritmo più lento, a colpire tutti furono soprattutto White Queen e The March Of The Black Queen. La ragione è semplice: in entrambe i Queen sono al meglio sotto ogni aspetto, da quello compositivo a quello più strettamente strumentale. Sono forse i due pezzi più importanti della loro carriera perché indicano in modo perentorio quelle che sarebbero state le strade musicali che di lì a poco avrebbero segnato il successo del gruppo. Non a caso Black Queen è considerata da molti come una sorta di atto preparatorio per Bohemian Rhapsody. Su White Queen invece mi piace sempre sottolineare un aspetto musicale, piccolo solo in apparenza: il pianoforte. Freddie suona delle note struggenti, nostalgiche verso la metà del pezzo. Una manciata di accordi che però hanno la capacità di caratterizzare il brano e di emozionare l'ascoltatore.

Session 5. Il 1974 fu indubbiamente un anno di svolta per i Queen, intenzionati a sfruttare ogni possibile occasione per promuovere la loro musica. Così, dopo aver partecipato allo show “Sounds Of The Seventies” nel mese di Aprile, la band ritorna davanti ai microfoni di Bob Harris il successivo 16 Ottobre per proporre i brani tratti da Sheer Heart Attack. Now I'm Here, Stone Cold Crazy, Flick Of The Wrist e Tenement Funster. Tuttavia l'approccio non è completamente live, anzi di fatto si tratta di una sorta di karaoke nel quale, sulle basi originali dell'album, Freddie e Roger si alternano registrano nuove linee vocali. Il risultato alla lunga non è particolarmente apprezzabile, anche perché lontano dagli standard qualitativi dei Queen, che delle performance live hanno sempre fatto un cavallo di battaglia inimitabile.

Session 6. Nel 1977 i Queen erano ormai entrati nel gota della musica senza possibilità di uscirvi. L'escalation di successi come Killer Queen, Bohemian Rhapsody e Somebody To Love aveva generato attorno alla band un successo senza pari. Nonostante questo il gruppo, per il nuovo album, decise di rompere tutti gli schemi adottati fino a quel momento e, cogliendo il vento del cambiamento, pubblicò il 28 Ottobre un album come News Of The World che propone per la prima volta un sound più grezzo ed essenziale, spogliato dei mille orpelli tipici del glam rock e capace di restituire all'ascoltatore una band di quattro meravigliosi musicisti in grado di puntare direttamente all'obbiettivo: emozionare, senza troppi giri di parole. La promozione del nuovo corso musicale dei Queen passò anche attraverso la BBC e la sesta ed ultima sessione tenuta per lo show di John Peel “Sounds Of The Seventies”. La band registra quattro pezzi: Spread Your Wings, It's Late, My Melancholy Blues e We Will Rock You e ognuno merita un commento a sé. Spread Your Wings è forse il vero capolavoro di John Deacon, sebbene non abbia avuto il successo commerciale che avrebbe meritato. Per la BBC i Queen ne propongo una versione molto più aggressiva rispetto all'originale e più in linea con le versioni live, punto di forza dei tour che la band tenne dal '77 al '79. L'aspetto musicale più riuscito è la parte finale “accelerata” che ricorda molto quella fatta dai Queen per la versione di Somebody To Love proposta per la prima volta in America con i Queen Extravaganza e poi ripresa nel mini tour con Adam Lambert. It's Late viene proposta nella sua versione originale mai apparsa su disco, ovvero con l'intermezzo strumentale e psichedelico che in News Of The World compare invece su Get Down, Make love. Tra i veri gioielli scritti da Freddie Mercury, My Melancholy Blues è uno dei più amati e, assieme a capolavori come Love Of My Life e You Take My Breath Away, fa parte di un una sorta di percorso “romantico” inaugurato dal cantante già con Lily Of The Valley. Per la BBC si aggiungo anche Brian, Roger e John che disegnano un tappeto musicale blues, che ricorda certe atmosfere fumose da locale jazz e la conclusione della canzone, caratterizzata da una risata di Freddie è semplicemente geniale. Infine We Will Rock, proposta nella versione slow (con la base pre-registrata e voce e chitarra in presa diretta) e soprattutto nella stupefacente versione fast, vera e propria bibbia metal. È una delle canzoni più dure scritte da Brian May ed è cronologicamente precedente a quella più famosa divenuta un inno internazionale senza tempo. Molti fans considerano un delitto il fatto che non sia mai stata incisa ufficialmente e non è chiaro se da qualche parte, negli sterminati archivi dei Queen, esista un nastro che ne testimoni l'esistenza. Di certo è amata dal pubblico e per anni ha rappresentato l'introduzione perfetto per ogni show della band. La versione per la BBC è trascinante e dirompente e, al pari di tutte le performance radiofoniche del gruppo, meriterebbe una pubblicazione di grande qualità.

Inutile dire che qui ho voluto offrire solo una piccola guida ragionata e personale a queste registrazioni e certamente non mancano lacune ed inesattezze di cui, come ogni autore che si rispetti, devo farmi carico. Spero però di aver trasmesso il giusto entusiasmo, destinato soprattutto ai fans dell'ultima ora che conosco ancora poco la storia dei Queen e che stanno facendo un percorso musicale che, ne sono certo, li stupirà ad ogni passo.