La letteratura italiana ha una lunga tradizione di giallisti di grandissimo livello e, se per un certo periodo di tempo l’unico nome degno di nota è stato quello di Giorgio Scerbanenco, oggi l’elenco è molto più ricco e autori come Camilleri, De Cataldo, Manzini e Lucarelli sono entrati di diritto nell’immaginario collettivo, anche per merito delle tante trasposizioni cinematografiche e soprattutto televisive delle loro opere.
Da appassionato di gialli, soprattutto quelli classici in
cui a farla da padrone sono le qualità deduttive dell’investigatore (o
poliziotto) di turno, ho accolto con immensa gioia la lettura di APRILE E’ IL MESE PIU’ CRUDELE, il nuovo
romanzo di FLAVIO SARNI. Pubblicato
da ROBIN EDIZIONI, è il sesto libro
del ciclo che l’autore ha dedicato alla sua creatura, il Commissario Santulli.
Di origini siciliane, Santulli si muove in una Torino descritta
in modo realistico, così come altrettanto realistica è la dimensione culturale
e sociale nella quale il romanzo è ambientato. La trama infatti è disseminata
di continui riferimenti alla cronaca contemporanea, non solo quella criminale
ma anche politica, tanto che durante la lettura si ha la netta sensazione di
essere alle prese con la descrizione di un fatto di cronaca realmente accaduto.
Santulli è un Commissario per certi versi atipico, non
collocabile accanto al suo corregionale Montalbano, con il quale comunque
condivide alcune caratteristiche, come la passione per la tavola e uno spiccato
senso per il dovere. Più che uomo d’azione, Santulli è un investigatore dell’animo
umano, convinto che la soluzione del mistero, nel caso di APRILE E’ IL MESE PIU’ CRUDELE l’uccisione di una giovane editor
dalla vita apparentemente banale e priva di rischi, si celi dietro gli aspetti
psicologici dei protagonisti piuttosto che nelle prove materiali del caso.
Le indagini di Santulli si svolgono prevalentemente
dietro la scrivania, tra un interrogatorio e una riflessione condivisa con i collaboratori
che lo assistono. Ma è soprattutto nella propria vita quotidiana che Santulli
trova le intuizioni capaci di condurlo alla soluzione del caso, magari
attraverso uno scambio di vedute con l’amatissima moglie o durante un convegno
culturale, manifestazioni delle quali è un assiduo frequentatore.
Il Commissario Sandulli è chiaramente “figlio” del
proprio autore, che prima ancora di essere scrittore è professore presso la
Facoltà di Scienze della Formazione e anche traduttore di opere di storia e teologia.
Proprio questa propensione di Sarni verso il mondo dei libri gli ha permesso di
plasmare un personaggio colto, pacato nei modi ma animato da una mente
brillante e da uno spirito di osservazione non comuni. In qualche modo Sandulli
è un poliziotto “normale” e per questo ancora più credibile, così come lo sono
anche i crimini sui quali indaga.
I libri sono da sempre un contesto perfetto per mettere
in scena un delitto e in APRILE E’ IL
MESE PIU’ CRUDELE (il titolo è una citazione tratta da Eliot) diventano
anche il mezzo attraverso cui raccontare il mondo universitario, spesso terreno
di scontro per le ambizioni di docenti e studenti.
Il romanzo di Sarni si regge su una scrittura essenziale
ma non banale, nella quale a dominare sono le descrizioni di luoghi e
sentimenti, con la trama squisitamente da libro giallo che si interseca
perfettamente con la dimensione più quotidiana nella quale vive Sandulli, le
cui vicende personali sono una sorta di cartina al tornasole attraverso cui il
Commissario può osservare il delitto e i suoi protagonisti, fino
all’inevitabile soluzione del caso.
Proprio la qualità della penna di Sarni avrebbe già
dovuto rendere le avventure del Commissario Sandulli un classico contemporaneo,
al pari di Ricciardi e Montalbano, con i quali ha in comune l’attenzione ai
dettagli e il peso specifico che assume la realtà sociale e politica nella
quale il protagonista agisce.
Capita talvolta di imbattersi in un personaggio e nel suo
autore e chiedersi perché non lo si è scoperto prima. Con Flavio Sarni e il suo Commissario
Sandulli accade in modo pressoché immediato, tanto che, conclusa la lettura
di un libro, si ha subito voglia di leggerne ancora, per proseguire la
conoscenza con il personaggio e restare immersi nell’atmosfera che l’autore ha
saputo costruire con un talento che merita di essere conosciuto e apprezzato.
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