Paul McCartney è morto nel
1966. Keith Richards dei Rolling Stones riesce a mantenersi in vita cambiando
periodicamente il sangue con lunghe sedute di trasfusione. Jimy Hendrix strinse
un patto col diavolo per imparare a suonare la chitarra. David Bowie era una
vampiro alieno e, ovviamente, da qualche parte nel mondo Elvis Presley
sorseggia champagne in compagnia di Jim Morrison. La musica è piena di storie
più o meno leggendarie e poco importa se vengono categoricamente smentite dai
diretti interessati o da chi ne fa le veci. La loro fascinazione è tale che
restano a gravitare su quel labile confine che separa la realtà alla più
fervida immaginazione.
I Queen non sono stati del
tutto immuni da questo meccanismo, che nasce e si sviluppa perché la stampa,
specie quella scandalistica, si alimenta di leggende che hanno il potere di far
sognare, aumentando al contempo le vendite o i più moderni click e like.
Naturalmente è soprattutto la figura di Freddie Mercury ad essere al centro di
una serie di leggende che appaiono periodicamente sui giornali inglesi per poi
essere riprese dalla stampa di tutto il mondo.
Qui in Italia alcune notizie
ben poco verificate finiscono quasi sempre sulle home page dei siti
generalisti, ma anche su quelli specializzati in musica. In certi casi vengono
addirittura confezionati servizi televisivi, di quelli che vengono montati in
coda ai telegiornali per offrire al pubblico una chiosa leggera dopo una
sequela di pessime notizie di cronaca e politica interna.
Freddie è diventato
esattamente ciò che è sempre voluto essere: una leggenda. E questo comporta che
non sarà mai dimenticato, ma anche che attorno alla sua figura si svilupperanno
sempre racconti suggestivi, talvolta anche surreali, che ne alimenteranno il
mito. Non c'è da scandalizzarsene troppo.
Tutto sommato non si tratta di
notizie che gettano ombre, anche se casi clamorosi di autentico stillicidio non
sono mancati, chiedere ai fans di Michael Jackson per credere. Ma su Freddie
tutto ciò che viene detto è quasi sempre positivo e il peggio che ci possa
capitare di leggere è la classica storia dei nani ingaggiati a New Orleans per
reggere vassoi colmi di cocaina, un altro mito smentito da chi a quella festa
c'era ma sul quale i dubbi permangono in virtù del famoso adagio “sex, drugs
and rock'n'roll” che fa sempre breccia nell'interesse collettivo.
E poi ci sono i miti, racconti
inventati (o fake news, se preferite) che, se possibile, alimentano ancora di
più la leggenda di Freddie. In rete ne circolano un paio, più credibili
rispetto alle storie raccontate su Paul McCartney (a proposito: lunga vita a
te, Sir Paul!) ma non per questo meritevoli di grande considerazione.
Il più famoso è quello
dell'inverosimile serata che Freddie avrebbe trascorso in un locale assieme a
Lady Diana, travestita per l'occasione da uomo per non farsi riconoscere.
Questa leggenda metropolitana è stata smentita anche da Peter Freestone, per
lunghi anni assistente personale dello stesso Freddie e oggi depositario dei
suoi ricordi. Ovviamente sull'argomento la Casa Reale e i parenti della
compianta principessa hanno preferito tacere, come sempre si fa in questi casi,
quando anche una palese smentita produce l'effetto contrario di quello
desiderato, ovvero alimentare altre speculazioni e dubbi.
Più di recente è apparsa la
notizia che avete letto tutti. Da 28 anni alcuni parenti e amici di Freddie
riceverebbero per Natale dalla boutique di Piccadilly “Fortnum & Mason” dei
pacchi dono secondo le indicazioni che lo stesso Freddie avrebbe lasciato loro
prima di morire. Veri e propri regali dall'oltretomba dunque.
La “notizia” (è il caso di
iniziare ad applicare le virgolette) è nata sui tabloid inglesi, in particolare
il Mirror e il DailyMail che così ricostruiscono la vicenda:
“A 28 anni dalla sua morte il
cantante dei Queen continua a fare regali. A rivelarlo è un portavoce del
magazzino Fortnum & Mason che, seppur tra molte reticenze, ha ammesso
quanto segue: 'Crediamo sia un gesto delizioso e si, qualche volta è
successo'. La conferma arriva anche da Elton John che nella sua recente
autobiografia ha raccontato di aver ricevuto un quadro Henry Scott Tuke il 25
Dicembre del 1991, ad un mese di distanza dalla morte dell'amico.”
La notizia è stata ripresa
davvero da tutti i siti di informazione e ha rapidamente invase la rete, la
stampa e le principali televisioni, forse per via della connessione col Natale
o più semplicemente perché l'idea che Freddie possa aver predisposto qualcosa
del genere è semplicemente bellissima e anche coerente con la grande generositÃ
che lo ha sempre contraddistinto.
Eppure ci sono degli enormi ed
evidenti “buchi” in questa storia che ho voluto analizzare,
prima con un post pubblicato sulle pagine social di Queen Forever Blog e che ho
poi approfondito con chi poteva saperne di più.
Le perplessità che ho sollevato possono così essere riassunte.
La storia originale inglese,
nella parte virgolettata attribuita al portavoce della boutique fa riferimento
a qualcosa che è accaduta “qualche volta”. Non
spiega se avvenga ancora oggi e con quale regolarità . Potrebbe anche essere
accaduto solo nel 1991 o saltuariamente negli anni successivi, magari da parte
di chi gestisce i diritti di Freddie.
In questi 28 anni su Freddie
sono stati scritti libri, articoli e interviste e in nessun caso è stato fatto
riferimento a questo “lascito”. Pensate poi alle biografie scritte da Peter
Freestone o da Lesley Ann-Jones (solo per citare le più conosciute) che pur
esplorando anche aspetti piuttosto intimi e personali di Freddie non contengono
nemmeno un velato accenno a questa storia. E che dire poi di Jim Hutton? Anche
nel suo libro nessuna indicazione in tal senso, nonostante parte del suo
racconto sia dedicato proprio a ciò che ha vissuto dopo la morte di Freddie.
È evidente poi che l'episodio
raccontato da Elton John (non per la prima volta) riguarda qualcosa
accaduto solo nel 1991 e non perché Freddie avesse disposto alcunché
con la boutique in questione. Aveva semplicemente organizzato i regali di
Natale con largo anticipo, sapendo che purtroppo non avrebbe potuto
festeggiarlo con le persone che amava. E del resto lo stesso Elton non ha mai
parlato di altri doni ricevuti negli anni seguenti.
Sappiamo anche che nel
testamento di Freddie non vi è alcuna disposizione in tal senso, anche se è
ben possibile che abbia dato indicazioni privatamente, magari a Jim Beach, suo
esecutore testamentario senza che nulla apparisse nell'elenco delle sue ultime
volontà . Resta tuttavia inverosimile che per 28 anni si dia corso a qualcosa
che riguarda persone nel frattempo decedute, trasferite e comunque rimaste per
così lungo tempo avvolte da un impenetrabile anonimato.
Ma resta il fatto che quelle
che vi ho proposto sono solamente le mie considerazioni personali, non
delle prove, rispetto alle quali basterebbe chiedersi: perché non c'è stata
alcuna smentita dai diretti interessati? Legittimo quindi continuare a credere
che sia tutto vero.
Ma in questi casi, una
smentita serve davvero? E a chi?
Certamente non a magazzino al
centro della notizia che, senza aver violato alcuna norma in tema di
sfruttamento dell'immagine (non hanno applicato il volto di Freddie a un loro
prodotto, tanto per fare un esempio), si ritrova un buon viatico pubblicitario
in un periodo nel quale la corsa ai regali è un rito indispensabile. E a chi
ritiene che anche una notizia priva di fonti certe rappresenti comunque un
ingiusto vantaggio, non posso che citare la risposta che il social media manager
della Fortnum & Mason ha avuto la cortesia di inviarmi:
Il “data protection act”
del 2018 cui fa riferimento non è altro che la normativa sulla privacy
inglese. È una risposta che può essere interpretata in due sensi opposti: o
come ammissione che qualcosa di vero c'è e che quindi non possono rivelare
nulla; o come escamotage per mantenere intatto il mistero e continuare a
cavalcare l'onda mediatica favorevole, senza che nessuno possa attribuirgli
false dichiarazioni. Tanto più che la notizia nasce sui tabloid, non proprio
la miglior fonte possibile. A questo bisogno poi aggiungere che la Fortnum
& Mason ha il diritto/dovere di garantire ai propri clienti l'anonimato.
Anche una smentita equivarrebbe alla lesione di un rapporto fiduciario che
pretenda il silenzio. Negare oggi il loro coinvolgimento comporterebbe
l'obbligo di farlo tutte le volte che gli viene chiesto e l'eventuale silenzio
sarebbe tradotto come una conferma.
Meglio quindi il più classico dei “no comment”, qui espresso in termini
più tecnici.
Inutile poi negare che la
notizia non danneggi nessuno e, anzi, contribuisce ad alimentare positivamente
il mito Freddie Mercury. L'idea che abbia pensato negli ultimi giorni di
vita a come restare presente addirittura per dei decenni con le persone cui
voleva bene è grandiosamente romantica.
Detto in termini più prosaici:
storie del genere non fanno che arricchire l'immagine di Freddie, garantendone
un'esposizione mediatica con la quale, per così dire, nessuno si fa male. Ci
guadagna, come detto, il negozio in termini di visibilità (involontaria, visto
che la notizia nasce sui tabloid, favoriti a loro volta da maggiore
attenzione), ma anche l'immagine stessa di Freddie ne trae giovamento in fondo,
la genericità della notizia stessa consente a tutti di leggerla facendosi poi
la propria idea, per poi archiviarla subito dopo in attesa del prossimo scoop.
E poi c'è la risposta che mi
ha gentilmente offerto Peter Freestone, al quale ho chiesto se fosse tutto vero Ve la
riporto così come l'ho ricevuta (e dietro sua autorizzazione, per la quale lo
ringrazio):
Le parole di Peter possono
così essere tradotte:
“E' vero, nella misura in cui
un tabloid dice la verità ”
Una risposta che, mi pare,
chiarisca una volta per tutte come questa notizia vada presa. I latini
direbbero “cum grano salis”. Io, più modestamente, dico “con una
enorme dose di scetticismo”, partendo dal presupposto fondamentale di quale sia
la natura e lo stile dei tabloid inglese, un aspetto davvero da non
sottovalutare.
Ma senza dimenticare che una
cosa vera questa notizia ce la dice: Freddie aveva un grande cuore
e questo non sarà mai dimenticato. Nemmeno se certi gossip smettessero
all'improvviso di essere diffusi.