C'è stato un tempo in cui le canzoni giravano a 45 giri al minuto ed erano motivo di orgoglio per tutti coloro che se ne accaparravano una copia. Per anni i singoli hanno rappresentato il mezzo attraverso il quale gli artisti diffondevano le loro opere, non solo in radio ma anche nei negozi. Poi il mondo (musicale) ha preso altre strade e con la complicità della tecnologia i dischi in vinile hanno smesso di essere oggetti di uso quotidiano per diventare motivo di un vero e proprio culto che si rinnova ogni volta che si arriva ad una ricorrenza importante. E' il caso di Bohemian Rhapsody, che veniva pubblicata proprio il 31 Ottobre del 1975. Di quella copertina sappiamo tutto, è diventata essa stessa icona di un'epoca. E ancora più cose conosciamo della canzone (sebbene conservi tuttora un alone di mistero, come si conviene alle opere d'arte), universalmente riconosciuta come il capolavoro di Freddie Mercury, l'opera più importante pubblicata dai Queen. Ma tutto questo non deve oscurare, almeno per il fan appassionato, un altro brano meritevole di essere festeggiato, quella I'm In Love With My Car scritta da Roger Taylor, che di Boh Rhap è il glorioso lato B da ben 40 anni.
I'm In Love With My Car è
un meraviglioso viaggio in cui le ruote mordono l'asfalto fino a
divorarlo completamente. È la classica rappresentazione di quella
sensazione di onnipotenza che la velocità e i cavalli motore sanno
regalare, con una sottile sensualità che fa vibrare i muscoli tesi nell'atto di spingersi oltre ogni limite. Perché in effetti un auto da corsa è erotismo allo stato puro,
tanto che le linee sinuose di una carrozzeria si sposano
perfettamente con quelle provocanti di una donna stesa sul cofano.
Certo, è un'immagine un po' stereotipata e l'accostamento tra
donne e motori forse risulta anche vagamente retrò. Eppure, soprattutto nel mondo del rock è una
formula che funziona da sempre perché coglie in una sola occhiata
due bellezze, quella delle automobili e delle donne, fino a
confonderle l'una con l'altra. Lo sa bene Roger Taylor, autore di
questa canzone e amante di donne bellissime, conturbanti ma allo
stesso tempo dotate di classe ed eleganza. Le stesse che
caratterizzavano l'Alfa Romeo, di proprietà dello stesso batterista,
il cui rombo graffia sul vinile con la stessa potenza della voce di
Roger.
Le cronache raccontano
che il pezzo gli fu ispirato da Jonathan Harris, a cui è effettivamente
dedicato, che nel 1975 quando era assistente negli studi dove i Queen
stavano registrando A Night At The Opera (nonché loro roadie), non lesinava di raccontare
l'amore viscerale che nutriva per la sua macchina, una vecchia Triumph TR4. Non una semplice
infatuazione da cultore del genere, ma vero e proprio innamoramento.
Roger seppe cogliere il senso di quella ossessione e registrò subito
un demo del pezzo che, tuttavia, venne inizialmente bollato da Brian
May con una sonora risata. Il fatto è che all'interno del testo vi
sono talmente tante allusioni al corpo femminile e a ciò che un uomo
sogna di farvi che, in effetti, il tutto poteva apparire fin troppo
ardito. Tuttavia alla fine anche il chitarrista ne fu conquistato e
lo spinse a regalare al brano un assolo memorabile, perfetto anche
per le esibizioni dal vivo.
L'opera di Roger è, al
di là delle allusioni e dei possibili sottintesi sessuali, una
potente espressione dei Queen in chiave hard rock. Fin dai loro
esordi, infatti, pur avendo proposto nei primi album canzoni dai riff
taglienti come lame e ritmiche potenti come magli, ai Queen
soprattutto la critica giornalistica non mancava di far notare
l'assenza di una certa vena rock. Difficile comprende il senso di
certe affermazioni se si prendono in considerazioni brani come Ogre
Battle e Keep Yourself Alive, eppure il lato più heavy della band
veniva spesso negato, se non del tutto ignorato complice, forse, il
successo di melodie più morbide e barocche come quelle di Seven Seas
Of Rhye e Killer Queen. Ma l'anima dura, aggressiva e ribelle dei
Queen non ha mai mancato di prendere forma sui loro album e I'm In
Love With My Car ne è la chiara rappresentazione, quella che fin dal
primo ascolto ti fa capire di avere a che fare con un gruppo che
conosce quanto la musica possa essere capace di trasmettere un senso
di forza anche in chi la ascolta.
E così, dopo esserci
goduti (più volte s'intende) la magniloquenza di Bohemian Rhapsody,
basta voltare il disco per immergerci in un'atmosfera completamente
diversa ma non meno stratificata ed emozionante. In I'm In Love With
My Car c'è tutto quello di cui abbiamo bisogno: una voce capace di
disegnare una gamma pressoché infinita di colori, una ritmica che
impedisce di restare farmi e una serie di cori che invece di
“ingentilire” il pezzo ne esaltano le caratteristiche più
ruvide. Il tutto, naturalmente accompagnato da un racconto
pericolosamente in bilico tra l'estasi della velocità e
l'eccitazione di un corpo che si svela nudo per scaldare anche
l'acciaio più freddo. Alla fine resta il desiderio di riascoltarla
ancora e ancora, di rivivere l'emozione del suo incedere trionfale,
magari lasciandosi travolgere dalla versione dal vivo, più
essenziale di quella originale ma che ha il potere di esaltare
l'ascoltatore come se ci fosse lui dietro quella batteria. E' il "fottuto rock'n'roll", quello sporco di grasso e olio, quello sudato e
che ti lascia senza fiato, ma non per questo più domo. È l'amore
per la corsa al limite, dove ogni curva è una sfida. Esattamente
come l'amore per una donna bella e misteriosa. Allacciate le cinture
di sicurezza dunque, mettetevi comodi e affidatevi al pilota di
questo bolide. È biondo, ama ed è riamato dalle donne più belle e
sa guidare con la stessa maestria con cui suona il suo strumento. E'
Roger Taylor e questo è il lato B più ricco di sempre: