Intervista a Brian May per Rolling Stone del 12 Ottobre 2015


Natale quest'anno arriverà presto per fans dei Queen grazie alla pubblicazione in più formati del leggendario concerto che la band tenne nel 1975 all'Hammersmith Odeon di Londra come un album. Lo show venne filmato dalle telecamere della bbc che lo mandò in onda in diretta tv e radio e in breve è diventato il concerto dei Queen con il più alto numero di bootleg. Naturalmente questa nuova edizione è stata completamente resturato e, dopo l'anteprima del 5 Settembre in occasione del Freddie For A Day, lo scorso 8 Ottobre è stato proiettato in esclusiva presso gli ex Olympic Studios, ora divenuti un cinema, alla presenza di Brian May.


Il chirarrista ha vissuto l'insolita esperienza di guardare il se stesso più giovane suonare quello che all'epoca poteva essere considerato il concerto più importante della sua carriera.
"E' stato molto strano, m è sembrato di guardare un'altra persona, un giovane ragazzo magro nell'aspetto e molto serio, con un linguaggio del corpo così diverso rispetto ad oggi. Ero molto timido in quei giorni e c'era un sacco di rumore e di energia in gioco, ma il mio corpo era diverso da com'è adesso. In questi giorni mi sento come un canale attraverso cui la musica scorre verso l'esterno, ma all'epoca mi sembrava che tutto arrivasse dal nulla.”

Tuttavia, il concerto – che fu la data finale del tour dei Queen nel Regno Unito – mette in mostra la band in una forma tipicamente fiammeggiante, con un sacco di effetti pirotecnici, un finale con palloncini, coriandoli e bambole che cadono dal tetto e soprattutto uno showman e un frontman come Freddie Mercury.
"E' stato grande.C'era un sacco di adrenalina, un sacco di gioia, perché tutti i nostri fans che ci avevano seguiti durante il tour non vedevano l'ora di assistere al concerto. Devo dire che Roger Taylor stava davvero male quel giorno e credo che dopo lo show abbia anche rimesso. Ma ovviamente non ve ne accorgerete guardato il filmato. Sembra stia davvero bene, ma si sentiva davvero male.”
Il tour di quell'anno segnò anche il debutto live di Bohemian Rhapsody, che, al momento del concerto all'Odeon era nel pieno delle sue nove settimane di permanenza al primo posto nelle classifiche inglesi, il primo di una lunga serie di record della band Dal vivo, tuttavia, veniva ancora proposta come parte di un medley assieme a brani come Killer Queen e The March of the Black Queen, in qaunto il gruppo sentiva di non essere in grado di rappresentarla dal vivo in modo completo come avrebbero voluto.
"Non abbiamo mai giocato Bohemian Rhapsody completamente perché la parte centrale è una piccola opera d'arte, è qualcosa che è dipinta su una tela e non si può davvero riprodurre o, quanto meno, preferiamo non provare a ricreare quei passaggi operistici. E' una scelta che abbiamo fatto nella fase iniziale, quando abbiamo pensato: 'Non vogliamo stare sul palco a cercando di riprodurre 140 voci fatte in studio. Non si può davvero fare finta di riuscirci sul palco.”

Secondo Mya, i Queen iniziarono a pensare a come le canzoni avrebbero funzionato dal vivo solo più avanti nella loro carriera, quando scrissero inni come We Will Rock You e We Are the Champions, con in mente la partecipazione del pubblico. A Night At The Odeon , tuttavia, mostra un diverso tipo di pubblico.
"La gente presente all'Odeon canta su alcune cose, ma non molto. A quei tempi la gente andava a uno spettacolo rock per ascoltare, saltare e urlare e gridare, ma non per cantare ogni parola come fanno ora e ovviamente non c'era nessuno con i telefoni cellulari, nessuno si faceva i selfie. Che cosa strane eh?!”


@Last_Horizon