Forever, la raccolta migliore del Queen (?)

Il titolo, provocatorio (?), vi avrà fatto sobbalzare sulla sedia. Dopo la grande delusione dovuta ai contenuti dell'ennesima raccolta dei Queen, pare impossibile poterne parlare positivamente. Eppure, basta davvero poco per rendersi conto che Forever rischia di passare alla storia come la collection migliore che la band potesse tirare fuori, ovviamente senza tenere conto di tutto il materiale disponibile negli archivi, i box antologici rimasti nei sogni e i demo che tutti conosciamo e che vorremmo pubblicati.

Sgombro subito il campo dalla più facile delle illazioni, ovvero che Last Horizon si accontenta di tutto ciò che esce a nome Queen e pur di esibirsi nel ruolo del fan devoto riesce a scrivere qualcosa di buono per questa raccolta che, secondo alcuni, di buono avrebbe davvero poco. Non è così, altrimenti avrei dovuto acquistare anche il Best di Roger Taylor e tutta una serie di prodotti davvero inutili apparsi nel corso degli anni sul mercato, sia ufficiale che collezionistisco. È bene sottolineare che si possono acquistare anche dieci differenti versioni dello stesso disco per il puro piacere di possederle tutte, oppure si può decidere di selezionare gli acquisti in base alle proprie possibilità e propensioni. In entrambi i casi ciò che conta è il godimento personale.


Il mio giudizio positivo di Forever poggia sull'analisi comparata (un parolone lo so, buono per dire che mi sono divertito a mettere dei dischi l'uno accanto al'altro!) delle raccolte uscite finora a nome Queen. Provate a seguirmi in questa breve analisi. Nel 1981 uscì il Greatest Hits più venduto di sempre, un disco presente in ogni casa del Regno Unito, un album che ha fatto incetta di record e premi. La band veniva fuori da un decennio straordinario nel quale, anno dopo anno, aveva prodotto canzoni di enorme successo e tour memorabili. Negli anni '80 decisero di prendersela più comoda, di spezzare la routine disco-tour che ne stava fiaccando le energie e il 1981 sembrò a tutti l'anno giusto almeno per restare lontani dallo studio di registrazione, salvo collaborare con David Bowie per Under Pressure. In più c'era da guardarsi alle spalle e decidere il futuro con una saggia riflessione su dove la band volesse andare. Insomma, quello era l'anno perfetto per dare al pubblico un riassunto della carriera dei Queen, il tutto col minimo sforzo naturalmente. Le raccolte hanno sempre goduto di grande fortuna perché riescono a conquistare anche il pubblico che normalmente non acquisterebbe un disco di un certo artista, ma che trova appetibile la possibiità di portarsene a casa in un colpo solo i più grandi successi. E il GH è proprio questo: una raccolta di canzoni note a tutte, fans compresi.

Nel 1992 il Greatest Hits 2 seguì il medesimo concetto, congliendo al balzo la rinata popolarità dei Queen grazie a Innuendo e sublimando l'impossibilità di far andare il gruppo in tour. Ancora una volta, insomma, lo scoccane di un nuovo decennale nella carriera della band divenne l'occasione ideale per riportare sul mercato i grandi successi dei Queen. Pubblico generalista in visibilio, fans orgogliosi di poter sventolare una nuova raccolta di hits, un'impresa che difficilmente riuscirebbe ad altri. Anche stavolta, pur con una confezione ben più curata della precedente, il GH2 non offre nulla di nuovo.

Stranamente Rocks arrivò per ragioni contrattuali. Prima della morte di Freddie era stato firmato un nuovo contratto che prevedeva la publicazione di altri album dopo Innuendo. La pubblicazine di live e raccolte divenne quindi una necessità. Paradossalmente Rocks, rispetto ai GH, venne sviluppando in una maniera nuova e sorprendente: si decise di mettere in luce il lato più heavy dei Queen e si colse addirittura l'occasione di mettere in campo un retake (bellissimo) di I Can't Live With You e un inedito, No-One But you, pur essendo decisamente fuori contesto. Brian e Roger si imbarcarono anche in un tour nelle radio per promuovere il disco e Roger si dichiarò talmente soddisfatto della raccolta di averne in mente un secondo capitolo (mai arrivato, a meno che non sia proprio Forever). Secondo la stessa linea, il Greatest Hits 3 divenne il primo vero disco pubblicato come Queen+ e stavolta vennero messi assieme canzoni della band, collaborazioni con altri artisti e un paio di singoli tratti dalle carriere soliste di Freddie e Brian. Tanto per Rocks quanto per il GH3 nulla di nuovo sul fronte occidentale, salvo No-One But You e una dimenticabile versione Rah Mix di Under Pressure (buona quantomeno per l'intro inedito). Ma anche in questo caso il colpaccio era alle porte, col pubblico generalista nuovamente felice del regalo natalizio e i fans tutto sommato placati anche dall'esistenza all'epoca delle carriere soliste di Brian e Roger che offrivano possibilità di acquisto mirato.

La fine del rapporto discografico con la storica etichetta Emi fu suggellato da Absolute Greatest, da leggersi come il distillato delle prime raccolte, stupendo dal punto di vista estetico, specie nella versione “book”, ma per l'ennesima volta primo di vere novità. Naturalmente nell'ambito di questo ragionamento non si può dimenticare che i Queen hanno anche pubblicato un album di inediti (Made in Heaven), ma l'essenza del discorso non cambia: le raccolte della band sono sempre state contraddistinte da una certa ovvietà o, se preferite, da un orientamento volto a riproporre il già noto perché di grande successo ed omettendo di attingere agli archivi nei quali, per stessa ammissione della band e di chi con loro ha la fortuna di collaborare (Brooks) esistono (esisterebbero?) molte canzoni, alcune bene, altre magnifiche.

Forever arriva dopo mesi di illazioni ma soprattutto dichiarazioni da parte di Brian e Roger che ci hanno fatto sperare (illudendoci) che avremmo avuto tra le mani un nuovo Made in Heaven. In più il disco ha il grande limite di non aver saputo nemmeno offrire versioni alternative o live capaci di soddisfare il palato giustamente esigente dei fans che da anni seguono il gruppo e ne acquistano ogni prodotto, raccolte comprese. Eppure Forever sta avendo il merito di regalarci tre nuove canzoni, che ho già avuto modo di classificare come segue: una inedita, una semi-inedita e un retake. E' poco? Certamente si, specie alla luce delle aspettative coltivate per lungo tempo. Si poteva fare di più? Indubbiamente, vista la qualità degli archivi del gruppo. Eppure, dalla semplice (forse banale) comparazione tra Forever e tutte le raccolte che lo hanno preceduto (Deep Cuts compresi, dai quali questa collection trae una certa ispirazione), non possiamo che concludere che finalmente i Queen hanno prodotto una raccolta che mette assieme il piacere di chi conosce poco la storia della band e di noi fans che, talvolta, perdiamo di vista l'emozione e la passione, re-inventandoci nel ruolo a noi da sempre sgradito del critico a oltranza.

Ed è forse questo il paradosso più evidente di fronte al quale, ne sono certo, tanti di voi si imbattono: per anni abbiamo odiato la stampa, accusandola di parlare di musica senza nemmeno ascoltare i dischi o di essere fautori di una negazione ad ogni costo del lavore artistico dei Queen. Oggi, certamente con la complicità della band stessa che a volte sembra volersi tirare addosso gli strali dei fans più intransigenti, chi critica sempre e comunque, chi denigra e non va al di là della delusione personale sembriamo essere diventati proprio noi. Resta da risolvere l'annosa questione: Last Horizon si sta accontentando? No e spero che la lettura di questo capitolo (e degli altri interventi pubblicati qui e su Facebook) offra del sottoscritto una visione ben più completa di quello che può derivare da qualche occasionale commento. Del resto non sono altro che un fan (sono molte altre cose naturalmente, ma qui mi limito a mettere in campo solo questo lato di me), animato dalla passione per un gruppo musicale, che difficilmente giudica ciò che ama e che considera i Queen come la necessaria parentesi di beatitudine tra i marosi della vita. Se anche per voi è così, fate sventolare la vostra copia di Queen Forever e, proprio come me, restate incantati da Let Me In Your Heart Again, There Must Be More To Life Than This e Love Kills Ballad. Almeno stavolta, che sia la musica a dettare legge.

@Last_Horizon