“Queen are: Freddie
Mercury, Brian May, Roger Taylor & John Deacon”. Dietro questa
frase si cela una storia fatta di canzoni, record, concerti e
soprattutto emozioni, quelle che ogni fans prova quando ascolta gli
album dei Queen e associa al nome della band un pezzo di vita, una
storia, un ricordo, un frammento di esistenza destinato a durare per
sempre. La musica è strana perché ha la capacità di unire persone
lontane, che magari nemmeno si conoscono e riesce a raccontare
passioni che uniscono e fanno sentire tutti membri della stessa
famiglia. Ma si sa, la vita talvolta sa essere una gran bastarda e
con noi fans dei Queen lo è stata davvero quella maledetta notte di
Novembre del 1991. Calò una sottile tenebra nei nostri cuori e
all'improvviso quel “Queen are” divenne qualcosa di nostalgico,
che faceva male al cuore. Ma le regole del gioco non sono mai incise
nel granito. La vita preferisce incidere direttamente nella carne i
propri percorsi, forse perché questo è l'unico modo che consente
alle persone di sentirsi vive nella mutevolezza dell'esistenza. E
così “Queen are” è tornato ad essere, a fatica, con sudore,
dubbi e perplessità , un elemento vitale, pulsante come il cuore
della Fenice che non si arrende mai, nemmeno di fronte alle fiamme
che divampano. Da stanotte per Brian May, Roger Taylor e Adam Lambert
cambia tutto. Tra poche ore per tutti noi il fuoco della passione
tornerà a restituirci ciò che abbiamo di più caro: la nostra band,
la nostra leggenda, nostri Queen.
Non è facile raccontare
le emozioni di questa attesa. Vorrei leggere nel cuore di Brian e
Roger e saper interpretare il battito di quello di Adam, forse colui
che meriterebbe il maggior incoraggiamento. In queste ore sto
parlando molto con amici e fans e su tutte mi ha colpito una frase:
“Sono agitata per Adam, spero che vada tutto bene”. Parole da fan
e quindi d'amore sincero e spontaneo. E altrettanto spontanea è
stata la mia risposta: “Non temere, andrà bene. Adam ha accanto a
se Bri e Rog e da lassù, ne sono certo, c'è chi volgerà il proprio
sguardo benevolo sul palco”. Molti si domandano che senso abbia
questo ritorno in scena. Io mi chiedo il motivo per cui un fan non
dovrebbe essere felice di questa ennesima opportunità che, come
tutte le cose belle e sorprendenti della vita, non nasce per caso ma
nemmeno da un meticoloso calcolo. L'arte non è fatta di numeri, ma
di istinti, percezioni e voli di fantasia che si tramutano in un
tratto di matita, in una lirica, in una nota che esplode forte nel
buio di un'arena. Ed è questo il sogno che i Queen e Adam Lambert
stanno per ragalarci. Tra poche ore non ci sarà più spazio per la
nostalgia, per la frenetica ricerca di una fantasia costruita mentre
si ascolta solitari un disco. No, tutto questo non servirà più
perché a parlare saranno una chitarra, una batteria e una voce.
Non amo nascondermi
dietro l'enfasi del momento e so bene che parecchi tra voi là fuori
pensano ai Queen e vedono Freddie. Oh Freddie in giacca gialla e
baffi, oh Freddie bardato da arlecchino o avvolto nella lucida pelle
anni '70. Freddie che beve champagne e chiama maliziosamente puttane
uomini e donne tra il pubblico. Freddie che abbraccia Mary e strizza
l'occhio alla fine di un video. Freddie che muore e diventa leggenda.
Il mio Freddie, quello di tutti noi. Lui è qui, nel mio cuore e in
ogni fibra del vostro amore per lui. Freddie ci sarà stasera e in
ogni tappa del tour dei Queen e poi nelle luci che esploderanno dopo
la tenebra e nelle note che Brian May farà vibrare con la sua Red
Special. Freddie canterà come non ha mai fatto seguendo il ritmo
potente di Roger Taylor e incoraggerà con uno sguardo dei suoi il
buon Spike, lui si sempre fedele ai Queen, e Neil con tutto il peso
sulle spalle di dover essere il John che manca a tutti. Freddie si
volterà verso Rufus e gli dirà “Avanti ragazzo, non avere paura,
lanciati” e resterà accanto ad Adam, non perché secondo Brian May
lo avrebbe apprezzato, ma perché Freddie era così, uno che ci
metteva il cuore e sapeva riconoscere talento e passione. Credetemi,
qui non si fanno paragoni e non c'è storia. Il 1991 ha cambiato
tutto e nulla potrà mai essere come allora. Lo sanno bene Brian e
Roger e anche Adam su questo ha detto la sua.
Ma se Freddie vive in
ognuno di noi è grazie alla sua musica, è merito del lavoro
straordinario che ha fatto cantando nei Queen. E se è vero che la
musica è vita, allora suonare, riempire gli stadi, incidere musica,
raccontare al mondo la leggenda dei Queen non solo a parole ma anche
stando su un palco, significa riportare Freddie proprio qui, in mezzo
a noi. Quando tra poche ore
Brian e Roger si guarderanno l'un l'altro a pochi minuti dall'entrata
in scena non saranno soli. Forse nostalgia e paura si mescoleranno
alla felicità di poter fare ancora una volta ciò per cui sono nati.
E forse ricorderanno quel primo incontro quando, all'Imperial College
di Londra, i Queen si ritrovarono per la prima volta assieme, ignari
del futuro che li attendeva eppure fiduciosi che il destino gli
avrebbe arriso. Vicino a loro stavolta ci sarà Adam, con la sua
energia e quell'incoscienza da ragazzo che lo farà salire a testa
alta sul palco. E noi, in qualche modo, saremo lì, a battere mani e
piedi, per farlo tremare quel teatro e per scuotere tutte le arene
dove si esibiranno. Perché loro sono i Queen e noi siamo i fans,
tutti appartenenti alla stessa famiglia!
@Last_Horizon