Intervista a Brian May per Photography Monthly del 01 Novembre 2013

Brian, le persone ti conoscono per la tua musica, ma adesso stanno scoprendo un altro lato di te legato a questa passione per le immagini in 3 dimensioni. Raccontaci come hai iniziato ad occupartene.

“La fotografia è sempre stata una mia passione, perché mio padre era un fotografo, non per professione, ma per hobby Mi ha insegnato a prendere le mie proprie immagini e svilupparle in camera oscura, una cosa davvero bella da vedere, quindi è stato quello l'inizio che mi ha affascinato. Nella fotografia stereo mi sono imbattuto grazie ai cereali Weetabix quando ero ancora un ragazzo che si divertiva a collezionare le sorprese contenute nelle confezioni. Era così eccitante e uno di quei giochi erano proprio le carte 3D. Consistevano in una piccola scheda e sembravano molto ordinarie con quelle due immagini affiancate ma poi, una volta inserite nel visore stereoscopico improvvisamente questi due quadretti grigi si trasformava in una specie di finestra attraverso cui sembrava di poterci camminare. E' stato magico per me e ho pensato che fosse assurdo limitarsi alle classiche foto quando esistevano queste in 3 dimensioni.”

Come hai cominciato la raccolta delle Diableries?



“Mi trovato al mercato di Portobello Road alla ricerca di piccoli tesori e c'erano questa carte stereo e ne sono rimasto subito stupito e incuriosito perché c'erano tutti questi scheletri e diavoli che fanno cose strane e divertenti e non riuscivo a credere a quello che stavo vedendo. La cosa divertente è che nessuno ne sapeva molto e anche gli esperti del settore non sono stati in grado di qualcosa su queste Diableries. Così è diventata una passione e ho iniziato a collezionarle cercandole in tutto il mondo. Così sono andato a Chicago, Detroit, Bruxelles, anche in Australia, alla ricerca dei rivenditori e ogni tanto ho trovato queste carte. Il dettaglio è straordinario e ognuna di loro racconta una storia. A volte sono molto religiose e mettendo in guardia la gente su ciò che accade se si finisce inferno quando fai il cattivo. Alcune sono davvero divertenti perché vedono l'inferno come un posto divertente, ma c'è tutta una corrente sotterranea di satira in queste raffigurazioni, perché in realtà erano utilizzate come uno strumento di lotta politica. Venivano usate in Francia per prendere in giro e criticare Napoleone III, sua moglie, la sua amante e il governo, ed era ovviamente una cosa illegale. Ogni singola carta che abbiamo trovato, 180 in totale, è stata restaurata per il libro. E per renderle fruibili abbiamo allegato al libro il mio visore brevettato OWL, che rende possibile ammirarle esattamente come erano viste in epoca vittoriana. E' qualcosa di cui vado molto fiero. E' sempre stato un mio sogno fin dall'inizio, quando ho visto il mio primo scheletro attraverso lo stereoscopio, realizzare questo libro.”

Come hai costruito il tuo visore OWL?

“Beh è qualcosa legato alla tecnologia analogica. Gli stereoscopi vittoriani erano fatti di noce e mogano, una cosa meno pratica ai giorni nostri. Così ho dovuto inventare questo nuovo visore e sono stato fortunato a trovare un po' di aiuto per trasferire il progetto dalla carta alla realtà.”

C'è stato qualcosa che ti ha sorpreso in particolare quando ti sei messo in cerca delle Diableries?

“Un sacco di cose mi hanno sorpreso e continuo ancora a trovarne di cose che mi sorprendono. Tutta la corrente sotterranea di satirica mi ha sorpreso, non mi rendevo conto di quanto sediziose fossero queste cose ed è una meraviglia come riescano ad ottenere questo effetto. Quello che mi sorprende maggiormente è che siamo riusciti ad ottenere in forma di libro un lavoro che ci ha portati a raccogliere davvero un gran numero di carte.”

Visto che questo è il tuo secondo libro, ci deve essere un bel seguito.

“Non è un lavoro commerciale, di certo non è mai stato fatto per essere un Harry Potter, ma inizia a vantare un numero crescente di estimatori. Il libro precedente, A Village Lost & Found, era molto tranquillo e silenzioso, ed era tutto basato su alcune scene che ritraevano un piccolo villaggio del 1850. Questo libro invece non è gentile e riesce a shockare chi lo sfoglia e fa anche ridere alcune persone, mentre altre si sentono un po' a disagio a riguardo, il che è comunque una reazione giustificata, perché ci sono alcune cose abbastanza pesanti in queste immagini.”

Una cosa che amo di questo libro è che, anche se riguarda l'epoca vittoriana, è dimostrato che le foto stereoscopiche sono adatte anche ad uno smartphone.

“L'iPhone è abbastanza valido per farlo e ci sono alcune applicazioni che è possibile scaricare che sono di grande aiuto, quindi è davvero facile da fare. È possibile stampare le tue foto, montarle nel visualizzatore OWL così da avere le immagini stereoscopiche della propria famiglia, degli amici e delle cose che ci accadono attorno. È anche possibile fotografare la luna e le stelle, che è quello che faccio più spesso. Le possibilità sono davvero infinite.”

Com'è stato accolto finora il libro?

“Molto bene. E' stato un lavoro fatto con amore anche per via del tempo che ci abbiamo messo per realizzarlo, perché una cosa di questo tipo non puoi farla per soldi e io per fortuna non ho bisogno di fare soldi. Ho passato ore a lavorare con Photoshop per restaurare ogni immagine per questo libro. Io tendo ad essere trasparente e voglio che l'arte sia destinata alla gente in modo altrettanto trasparente.”


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Vi ricordo che sul sito di Brian May sono in costante aggiornamento tutti gli appuntamenti che lo vedono protagonista con la presentazione di Diableries. Molti fans hanno deciso di parteciparvi e tutti sono ritornati entusiasti dell'esperienza:


Maggiori informazioni sul mondo della stereoscopia sono invece disponibili sul sito ufficiale della società inglese che se ne occupa ormai da anni e della quale Brian fa parte:


Esiste inoltre un sito interamente dedicato alle Diableries:


Prossimamente me ne occuperò anch'io. Oltre a continuare a pubblicare le interviste più recenti di Brian, proverò a raccontare la storia e il lavoro che c'è dietro questa grande passione del nostro “uomo rinascimentale”.


@Last_Horizon